Quel che sta accadendo con Apple Intelligence è una brutta roba. Qualche cosa di cui sentirsi imbarazzati.
A dirlo non è il solito hater di Apple o qualche saggio commentatore ma Robby Walker – il manager di Cupertino responsabile dello sviluppo di Siri – in una sessione plenaria con il gruppo che si occupa dell’assistente virtuale e della sua nuova versione integrata di intelligenza artificiale.
Walker, secondo quanto riferisce Bloomberg che ha avuto informazioni dirette sul meeting riservato e destinato a mettere un punto fermo sulla spinosissima vicenda del ritardo che corre il rischio di diventare un disastro, ha avuto parole franche e per alcuni aspetti anche amare. Una vera autocritica su come è stata gestita tutta la vicenda.
L’errore: usare l’Ai per vendere iPhone 16
Il dirigente in particolare ha indicato l’errore di base: mostrare come una novità prossima al rilascio una cosa che non era neppure lontanamente pronta. Alla WWDC quando per la prima volta è stata mostra quella che Apple ama chiamare la “Siri più personale”, di fatto il succo della Apple Intelligence, c’era appena un prototipo a malapena funzionante «ma abbiamo deciso di mostrare tutto quello che avrebbe dovuto fare», ha detto Walker.
Poi il secondo errore, dare retta al marketing che ha preteso di usare la WWDC come cassa di risonanza e mostrare tutto quello che avrebbe dovuto fare Apple Intelligence in campagne pubblicitarie e spot TV anche se non c’era nulla di pronto e nulla di certo, questo per vendere iPhone 16 che non aveva nulla di nuovo.
Apple Intelligence funziona due volte su tre
Apple ha corso per colmare il ritardo noto da tempo, evidenziando, dice Walker, una grande abilità e competenza ma era impossibile arrivare per tempo a destinazione: «Dovevamo nuotare dalla California alle Hawaii e abbiamo fatto il record per centinaia di chilometri ma senza arrivare al traguardo». Secondo il manager alcuni traguardi sono stati tagliati ma alla fine Siri faceva quel che si supponeva dovesse fare solo due volte su tre.
«Qualcuno dei nostri concorrenti avrebbe rilasciato lo stesso queste funzioni, forse le avrebbe rilasciate anche se erano pure peggio ma noi vogliamo mantenere elevati standard di qualità e le presenteremo solo quando sono pronte».
Quando arriverà?
Quando queste benedette funzioni saranno pronte però non è affatto chiaro. Tecnicamente Apple punta ad introdurle con iOS 19 ma Walker non sembra ossessionato dall’ipotetica linea nella sabbia perché «ci sono anche diverse altre priorità su diversi progetti» nel campo software e hardware. “Vogliamo mantenere gli impegni presi, e capiamo che alcuni di essi sono ora più urgenti rispetto alle funzionalità che abbiamo rinviato.”
Questo può essere letto come l’ammissione che la nuova “Siri più personale”, per cui tutte le strade sono in ripida salita, non arriverà al rilascio di iOS 19 a settembre ma nel corso del ciclo di sviluppo di iOS 19, quindi nel 2026 e forse anche dopo.
Walker ha poi provato a rincuorare il team, invitando il gruppo ad essere orgoglioso di quello che è stato fatto :”Ci avete messo cuore e anima. Ho visto tanti di voi dare il massimo per farlo accadere e ottenere progressi incredibili”.
Cadrà qualche testa?
Con senso di responsabilità il capo dell’IA di Apple, John Giannandrea, insieme al responsabile software Craig Federighi e altri dirigenti si assumono le colpe di quel che è successo. Saranno loro (e qualche elemento esterno chiamato in soccorso) a provare ad aggiustare le ricadute di questa «brutta faccenda, di questa situazione imbarazzante», questo in attesa di capire se non saranno necessari aggiustamenti più radicali come qualche cambiamento nel gruppo dirigente.
Lo scenario è per ora improbabile, ma sembrava fosse così anche nel contesto dell’ultima situazione paragonabile per livello di imbarazzo a questa: il lancio di Mappe. In quella occasione Cook si scusò personalmente, ma a pagare fu Scott Forstall la cui visibilità, paragonabile a quella di Craig Federighi, per fare un esempio, non fu utile a salvare la sua testa.