Quando Ron Johnson, l’ex responsabile dei negozi al dettaglio della Mela, presentò l’idea di un servizio di supporto tecnico denominato “Genius Bar” da proporre all’interno degli store, Steve Jobs non apprezzò il concetto e pensava che non avrebbe mai funzionato.
“Ricordo quando lo spiegai a Steve” ha dichiarato Johnson a Recode, spiegando che Jobs bollò l’idea come “un’idiozia che non avrebbe mai funzionato”. Jobs era in disaccordo con l’ostinazione di Johnson che pensava a un punto riferimento al quale assegnare giovani ma esperti tecnici. “Non ho mai trovato qualcuno che si occupa di tecnologia in grado di entrare in sintonia con le persone” avrebbe riferito a suo tempo Jobs. “Sono tutti geek. Potete chiamarlo il Geek Bar”.
Johnson fece notare a Jobs che i ventenni di oggi sono cresciuti in un mondo molto diverso. “Conoscono la tecnologia e saranno loro a lavorare negli store”. Aveva creato un rapporto di dieci pagine sul perché Apple avrebbe dovuto avere suoi store e come a suo avviso avrebbero dovuto essere costruiti. Benché Jobs non avesse apprezzato l’idea, il giorno dopo ci ripensò, approvò l’idea, mise Johnson alla guida del progetto e chiamò gli avvocati per registrare il marchio “Genius Bar”.
Con il supporto di Jobs e suggerimenti di Jony Ive, Johnson realizzò la sua visione, quelli che diventeranno gli iconici Apple Store come li conosciamo oggi. Ron Johnson lavorò con Apple per 12 anni. Arrivato a Cupertino nel 2000 (reclutato dopo una carriera in Target, una catena di grandi magazzini statunitensi), a Johnson fu affidato il controllo completo sul progetto di negozi retail che l’allora CEO di Apple Steve Jobs aveva voluto. Una delle prime cose cui si pensò fu la connessione internet ad alta velocità per attrarre nuovi visitatori, ma anche per creare un senso di comunità tra gli utenti, non necessariamente presenti al negozio per acquistare qualcosa.
Dopo l’esperienza in Apple, Johnson era diventato amministratore delegato della catena di grandi magazzini JC Penney, un’esperienza che però non si è rivelata positiva, compiendo troppi errori, in un contesto che aveva dimostrato di non comprendere pienamente, obbligando l’azienda a estrometterlo.