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Apple spiega perché non offrirà mai un suo motore di ricerca

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Nei tribunali statunitensi è in discussione l’accordo tra Apple e Google che prevede il pagamento di miliardi di dollari per tutte le ricerche che partano da iPhone e l’impostazione del motore di Big G come default, ed Eddy Cue –   Senior Vice President of Services di Apple – in una dichiarazione in un tribunale federale degli Stati Uniti, ha elencato alcune delle motivazioni per le quali la Casa di Cupertino si rivolge a Google e non intende creare un suo motore di ricerca:

Lo sviluppo di un motore di ricerca costerebbe a Apple “miliardi di dollari”, richiederebbe “diversi anni”, distogliendo investimenti e dipendenti da altri “settori in crescita” sui quali l’azienda è concentrata.

Cue ha spiegato ancora che il business delle ricerche si sta “evolvendo rapidamente” per via dell’intelligenza artificiale, e per Apple sarebbe quindi “economicamente rischioso” creare un motore di ricerca.

Per poter creare un’attività di ricerca redditizia, Apple dovrebbe vendere anche pubblicità a un pubblico targettizzato, quello che non è il suo core business principale, con implicazioni che sarebbero in contraddizione con suoi “consolidati impegni per mantenere il rispetto della privacy”.

Apple – ha spiegato ancora Cue – non dispone di sufficienti professionalità specializzate e delle infrastrutture operative necessarie per creare e gestire un motore di ricerca di successo.

Class action negli USA sostiene che Google paga Apple per rimanere fuori dal mercato delle ricerche online

Ricordiamo che dallo scorso anno Google sta affrontando un processo, accusata dal governo americano di abuso di posizione dominante nel settore della ricerca online. Tra gli elementi presi di mira vi sono anche gli accordi tra Apple e Google: già nel 2020 si era appreso che Google pagò Apple decine di miliardi di dollari per essere il motore di ricerca di default. Nel contesto del processo erano stati chiamati a testimoniare manager Apple come Eddie Cue che aveva difeso l’accordo e John Giannandrea. Quel patto era stato apertamente criticato durante il processore anche da Satya Nadella, CEO di Microsoft, che parlando di “Web di Google” aveva definito il patto con Apple un’azione oligopolistica che presentava il rischio di vedere Google diventare dominante anche nel prossimo traguardo, quello dell’Intelligenza Artificiale.

Cue è uno dei testimoni che è stato ascoltato e ha ovviamente difeso gli accordi, spiegando che Apple è “costantemente concentrata nel creare la migliore esperienza utente possibile”, esplorando allo scopo potenziali partnership e accordi con altre aziende. Se l’accordo con Google non potrà continuare, secondo Cue questo azzopperebbe la possibilità di continuare a offrire prodotti che tengono conto delle esigenze degli utenti.

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