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Apple ancora più con gli occhi a mandorla: accordo con China Telecom per servizi cloud

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Apple ha ufficialmente aggiunto China Telecom – la compagnia di telecomunicazioni controllata dallo Stato – tra i fornitori di servizi di gestione dei data center in Cina, secondo quanto riporta il Wall Street Journal. Con questa operazione l’operatore – il terzo per importanza nel Paese – diventerà l’unico fornitore cinese di Apple per servizi cloud.

«Apple prende molto sul serio la sicurezza degli utenti e privacy – ha commentato l’azienda al WSJ -. Abbiamo aggiunto China Telecom alla nostra lista di fornitori per aumentare la larghezza di banda e migliorare le prestazioni per i nostri clienti. Tutti i dati memorizzati sono crittografati. China Telecom non ha accesso al contenuto». Una sottolineatura non da poco in un Paese dove solo qualche giorno fa si erano rincorse notizie sulla decisione di escludere una decina di prodotti di Cupertino tra quelli il cui uso era concesso in uffici governativi. Notizie poi rientrate – i prodotti non sono nella lista di quelli impiegabili da ministeri e agenzie, ma non per problemi di sicurezza -, ma che hanno contribuito ad alimentare un clima non proprio rilassato, considerando anche alcuni precedenti, come l’accusa da parte della televisione di Stato, la China Central Television, sulla sicurezza degli iPhone.

Di qui anche la lunghezza della fase di verifiche dell’operazione da parte dell’autorità competente, la città di Fuzhou, che in una nota riportata da Reuters conferma Apple ha iniziato la memorizzazione dei dati di iCloud sulla piattaforma cinese l’8 agosto: «Dopo 15 mesi di test e di valutazione rigorosi – dice la nota – China Telecom è diventata fornitore unico servizio cloud di Apple in Cina».

Che sia per motivi tecnici legati alla qualità del servizio wireless, o per migliorare i rapporti con l’apparato statale cinese, dunque, l’accordo ha una portata che travalica le semplice necessità di fornitura ai clienti Apple di una connessione veloce e riguarda le strategie commerciali con un lungo orizzonte temporale. La Cina sta diventando sempre di più un mercato nodale per Cupertino, con i numeri che dicono che pesa per il 16 per cento di tutti i ricavi della Mela, con vendite di Mac in salita del 39% e di iPad del 51%. E nel problemi legati alla privacy stanno diventando sempre più pesanti, anche per altre aziende americane, come Google che ha abbandonato pubblicamente – e con un certo clamore – la Cina già nel 2010 trasferendo i suoi servizi, tra cui proprio il motore di ricerca, su server collocati a Hong Kong. E’ per questo che secondo l’analista Gartner Sandy Shen, la scelta di Apple di lavorare con un operatore cinese sarebbe stata presa principalmente per rassicurare il governo. Sulla stessa linea anche Jeremy Goldkorn, direttore di Danwei, scietà di analisi specializzata in Cina, che non ripsarmia un po’ di scetticismo sulla possibilità della Mela di tutelare la privacy dei clienti: «E’ un po’ ipocrita sottolineare che i dati sono protetti e sicuri. Se si vuole getire un business qui, bisogna rispettare le richieste delle autorità».

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