Forse per la prima volta sembra che Apple abbia incontrato resistenze dei fornitori di iPhone 7 di Taiwan alle richieste di riduzione di prezzi. Grazie a volumi ingenti che fanno gola a qualsiasi costruttore da anni Apple ha potuto spuntare prezzi migliori, una tattica che sembra aver eroso costantemente i margini di profitto di costruttori e assemblatori.
Ora però le cose sembrano cambiate: in un editoriale DigiTimes riporta che Cupertino avrebbe richiesto una riduzione dei prezzi fino al 20% a diversi fornitori di iPhone 7, richiesta che però questa volta è stata rifiutata. I dettagli non mancano: Apple avrebbe richiesto prezzi migliori praticamente a tutti i fornitori di iPhone 7 di Taiwan con poche eccezioni, forse solamente due: TSMC e Largan Precision. Questo perché Cupertino avrebbe grande difficoltà a sostituire il produttore di processori TSMC e il fornitore di moduli fotocamera di fascia alta.
La minaccia latente nelle richieste di Apple sembra sia quella di spostare gli ordinativi per iPhone 7 a fornitori cinesi. Ma a questo proposito la testata rileva le differenze qualitative che ancora rendono la componentistica di Taiwan migliore di quella cinese. Non solo: anche le condizioni generali del mercato e l’andamento di iPhone ora sembrano lasciare più margine decisionale ai fornitori che ora potrebbero trovarsi nella condizione di rifiutare le richieste di Cupertino.
Le operazioni di acquisizione e fusione avvenute tra costruttori e fornitori negli ultimi mesi sembra assicurino volumi di business e produzione elevati per i prossimi mesi, anche con ordinativi Apple stabili, in calo o completamente spostati ad altre società. Qui l’esempio più noto è quello di Foxconn con l’acquisizione di Sharp.
Infine a sostenere la resistenza dei fornitori di iPhone 7 alle richieste di Apple c’è un altro dettaglio fondamentale. Cupertino infatti avrebbe richiesto prezzi inferiori questa volta però senza poter contare su un incremento degli ordinativi. Secondo gli addetti ai lavori quest’anno le commesse per iPhone 7 sarebbero fino al 30% inferiori rispetto a quelle per iPhone 6s del 2015.
L’intera digressione non manca di rilevare che, pur detenendo una percentuale contenuta del mercato smartphone, grazie a iPhone, al prezzo di vendita elevato e ai prezzi rosicati concessi ai fornitori, Cupertino ottiene da sola il 91% dei profitti dell’intero settore, secondo quanto stimato da Canaccord Genuity. Qui la vicinanza della testata di Taiwan con i costruttori locali si fa più sentire. Il messaggio è chiaro: «È giunto il momento per Apple di modificare le sue politiche di acquisto»