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Apple reinventa il mitico Newton con iPad e Scribble

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Immaginate un assistente personale, una tavoletta lucida, tutto schermo, senza tastiera ma che volendo la si può collegare. Capace di connettersi senza fili. Con tutta la conoscenza del mondo a portata di un dito. E con una Pencil per poter scrivere ovunque, con un sistema di riconoscimento della calligrafia istantaneo e auspicabilmente precisissimo. Stiamo parlando del nostro iPad del futuro, con iPadOS 14 e Scribble? No, stiamo parlando del Newton del passato, con il suo sistema operativo e la sua voglia di costruire un assistente digitale personale.

Il Newton, è nato nel 1993 come figlio di John Sculley, l’amministratore delegato voluto da Steve Jobs che lo buttò fuori dall’azienda e che si convertì, da uomo Pepsi-Cola in improbabile visionario della tecnologia, e che scommise tutto su quella specie di idea del futuro che aveva il solo difetto di essere venti anni in anticipo anche su se stessa.

Come fu che Apple si reiventò il Newton

Il Newton è “morto” nel 1998, ucciso da Steve Jobs, che rifocalizzò l’azienda su pochi prodotti in 24 mesi e la rilanciò nei 12 mesi successivi. Ma il Newton, anche se figlio aziendale di un mezzo incapace, è stato partorito da alcune delle menti più brillanti dell’informatica Made in Usa dei tempi d’oro. Dentro il Newton infatti ci sono le idee di Larry Tesler, che ha sviluppato il processore capace di consumare poco e gestire grafica “pesante”. Tesler trovò Hermann Hauser e il suo processore Acorn Risc Machine, che diede il via a quell’azienda britannica, finanziata da Apple, che prima si sarebbe chiamata Advanced Risc Machine e che poi sarebbe diventata la “nostra” ARM.

Il Newton venne progettato da Jonathan Ive, fu creato un sistema chiamato NewtonScript, sviluppato da Walter Smith, e divenne una macchina estremamente potente e contraddittoria. Il suo punto di maggiore forza futuribile, cioè il riconoscimento della calligrafia, all’inizio funzionava molto male. Sia i Simpson che Doonesbury di Garry B. Trudeau lo presero in giro, lasciando una impressione indelebile nella mente degli appassionati: nonostante Newton OS 2 fosse una bomba, il prodotto costava troppo (all’epoca la concorrenza era il Palm Pilot, che andava benissimo e non costava niente al confronto) e non riuscì mai a decollare.

La sua caratteristica però era questa integrazione totale della scrittura naturale, fatta con il pennino, in tutti gli ambienti dell’interfaccia del Newton. Sembrava quasi che la macchina capisse. Era un paradigma completamente nuovo che si dice Steve Jobs odiasse profondamente sostanzialmente perché promosso dalla sua nemesi John Sculley. E infatti, sino alla sua morte avvenuta nel 2011, né iPhone né iPad hanno avuto alcuna traccia di stilo o di pencil.

Adesso che con iPadOS 14 arriva una versione della stessa idea, cioè la possibilità di interagire completamente con l’iPad utilizzando la penna, viene anche abbastanza spontaneo chiederselo: come mai la Apple sta reinventando il Newton?

La risposta più semplice è che Sculley era stato convinto da gente intelligente e aveva ragione: i tempi all’epoca però non erano maturi ma adesso sì. Avere una tavoletta con una penna capace di fare tutto è l’interfaccia più naturale per l’essere umano, che non a caso ha smesso di scrivere e disegnare da tempo con la punta delle dita, ed è passato a strumenti più raffinati. Il rapporto tattile con l’iPhone si può far discendere da un filone diverso: le tavolette non erano mai state così piccole. Ma l’iPad, ah l’iPad. È proprio tutta un’altra cosa.

Come fu che Apple si reiventò il Newton

Con il tablet di casa Apple l’azienda di Cupertino ha creato qualcosa che ancora non ha un eguale. Microsoft, e di conseguenza tutto il resto del mercato, hanno scelto la strada degli ibridi. Il mondo della telefonia, con Android, ha scelto la strada dei telefonini con lo schermo enorme. Solo Apple ha avuto la capacità di far differenziare in modo quasi bipolare lo stesso sistema operativo, in maniera tale che l’iPad tenesse con sé le cose migliori del suo fratellino più anziano, cioè integrazione perfetta tra touch e interfaccia, le app, la gestione pulita e semplificata di un sistema basato sulle fondamenta di Unix. Aggiungendo quello che serviva a lei: app a misura, un sistema operativo che sta oggettivamente crescendo, la possibilità di utilizzare uno stilo, cioè l’Apple Pencil.

Adesso, siamo di fronte a quell’ultimo fatidico gradino: mentre gli accessori degli iPad e l’hardware dei tablet di Apple sono diventati fantastici, il sistema operativo è rimasto tirato indietro. Si è aggiunta una più aperta e complessa gestione dei file, con mouse, trackpad e tastiere di complemento. Ma l’interfaccia vera dell’iPad ancora deve esplodere e trasformare il brutto anatroccolo in un computer senza complessi di inferiorità e senza lo stigma che Steve Jobs in qualche modo gli ha dato.

Come fu che Apple si reiventò il Newton

La penna con Scribble vuol dire trasformare l’iPad in un Newton, e questa a parere di chi scrive è la mossa giusta. Il passaggio successivo sarà rendere molto più semplice l’interazione con i documenti e il contenuto, sia per la creazione che la manipolazione e il consumo, grazie all’intelligenza artificiale e a una generazione di software e servizi che ancora dobbiamo vedere arrivare. Ma, signori, finalmente ci siamo: è tornato il Newton. Si chiama iPad, ha la Apple Pencil, ma va bene lo stesso. Bentornato!

Per tutte le altre notizie di approfondimento sull’edizione 2020 della WorldWide Developer Conference potete dare uno sguardo all’interno di questa sezione del nostro sito web. L’articolo riepilogativo delle novità principali della WWDC 2020 è invece qui.

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