Apple ha recentemente presentato i suoi nuovi iPad Pro con M2 e l’iPad di decima generazione. Attualmente, la linea di prodotti iPad è semplicemente caotica: 25 fasce di prezzo, nove finiture di colore, sei modelli diversi, cinque dimensioni dello schermo e variazioni di chip, quattro diversi accessori per la tastiera, tre diverse opzioni di connettività, due diverse Pencil con due connettori diversi.
Per fare un confronto, quando l’iPad è stato annunciato nel 2010, un solo modello era disponibile in una delle sei possibili configurazioni: 16, 32 e 64 GB con WiFi o WiFi+Cellular. Cos’è successo, e soprattutto, se c’è un problema di marketing, dove si trova, qual è?
Polemiche e tasse
In rete il dibattito ferve. Molti utenti in Italia e all’estero stanno sottolineando il problema dell’eccessiva articolazione e segmentazione della linea dei tablet di Apple.
Non c’è solo una questione di prezzo, che è forse la più semplice da sottolineare ma che non tiene conto (perlomeno in Italia) dei prezzi con Iva al 22% e della flessione dell’euro sul dollaro. Se fino a pochi anni fa un euro valeva in media 1,41 dollari, oggi ne vale 0,99. Questo vuol dire che un prodotto che costa 1000 dollari in Europa si pagava 710 euro e oggi si paga 1007 euro. Capirete che questo, più per quanto riguarda l’Italia (ma anche buona parte dell’Europa) l’Iva è sensibilmente più elevata della Vat media americana.
Le polemiche in realtà non riguardano tanto questo, quanto la linea di prodotti. Perché, se fosse chiaro quale prodotto comprare, diventerebbe anche più chiaro quanto si spende e si potrebbe ragionare meglio sul valore dei prodotti.
Invece, come riporta il grafico pubblicato su Twitter da @gmanultimate, il problema è l’affollamento di prezzi al centro della distribuzione dei prodotti. Fra i 400 e gli 800 dollari ci sono praticamente tutti i prodotti della linea iPad (a parte l’iPad Pro 12,9 M2) con un almeno una variante solo WiFi per i prodotti più costosi (iPad Pro 11 pollici M2) e una variante WiFi-Cellular per quelli più economici (iPad di nona generazione). Addirittura, in questo intervallo di 400 dollari ci sono tutte le varianti di tre prodotti: iPad mini di sesta generazione, iPad di decima generazione e praticamente tutte le versioni di iPad Air (tranne la più “pompata”).
Si tratta di prezzi in dollari prima delle tasse, com’è comune in quel Paese dove la Vat cambia a seconda dello stato e del tipo di acquisto, quindi sostanzialmente molto più bassi di quelli italiani.
Cosa ci dice la rete
Il risultato, come scrive @BasicAppleGuy, è che “la linea attuale manca di coerenza e crea la paralisi della scelta. Non esiste più una gerarchia coerente tra buono, migliore e ottimo, con l’iPad che ora ha diverse caratteristiche e opzioni hardware sparse in tutta la gamma”. Anche se il problema potrebbe essere anche un altro.
Se da un lato @megascott osserva che “Offrire ai clienti la possibilità di scegliere tra diversi tipi di prezzo non è un male, e i dipendenti degli Apple Store (e la rete di consulenti Apple) sono molto bravi ad aiutare le persone a capire di cosa hanno bisogno”. Dall’altro bisogna anche tenere in considerazione l’idea di @egyuaekaz, e cioè che “La cosa vera è che non sono più molte le persone che sono interessate a nessuno degli iPad”.
Questa chiave di lettura, la crescente mancanza di interesse negli iPad, potrebbe essere collegata ad alcuni fattori che sono stati storicamente alla base della traiettoria del tablet di Apple, forse l’unico tablet realmente di successo sul mercato ma tuttavia mai diventato un vero vincitore assoluto, nonostante gli sforzi soprattutto di Tim Cook che lo ha ereditato da Steve Jobs.
La profezia di Steve Jobs
L’ultima presentazione fatta dal cofondatore di Apple prima della sua morte (anzi, la penultima, visto che l’ultima è stata a una audizione della commissione urbanistica del comune di Cupertino per presentare il progetto di quello che sarebbe diventato l’Apple Park e che Steve Jobs non ha mai visto completato) è stata per il lancio dell’iPad.
Era gennaio del 2010, Steve Jobs sul palco del Moscone Center presentava l’iPad seduto su una costosa sedia di design sia per la sua salute che si stava rapidamente deteriorando sia per dare l’idea che questo oggetto fosse rivoluzionario nel modo con il quale permetteva di consumare i contenuti. Fin da subito dotato anche delle app della suite iWork (Pages, Numbers e Keynote) e iLife (GarageBand, sostanzialmente, e iMovie), veniva posizionato anche come strumento per la creazione di contenuti ma non tutti ritenevano che fosse questa la vera vocazione dell’iPad.
Steve Jobs tuttavia chiarì, con l’ultimo dei sui classici keynote, quello che era il posizionamento del prodotto: una terza categoria capace di fare le cose che anche gli smartphone e i personal computer sapevano fare. Ma capace di farle meglio. Anzi, questa caratteristica, cioè fare meglio alcune delle cose fatte dagli altri, sarebbe stata secondo Jobs l’unica possibile ragion d’essere dell’iPad. Se non fosse stato migliore, non avrebbe senso.
Sistemi operativi eunuchi
La promessa dell’iPad è questa: fare meglio di Mac e iPhone. Ed è una promessa molto difficile da mantenere. Anzi, una promessa che secondo alcuni l’iPad non ha assolutamente mantenuto.
Il vero accusato qui non è l’hardware che, tra perplessità e alcuni passi falsi (la videocamera anteriore sempre sul lato corto sino all’arrivo del modello di iPad di decima generazione, così come la tastiera esterna senza tasti funzione) è comunque eccezionale, dura moltissimo nel tempo ed ha aperto la strada ai processori SoC Apple Silicon sul Mac.
Invece, sul banco d’accusa c’è il sistema operativo, che è rimasto a metà. Figlio del sistema operativo dell’iPhone, con il quale ha una simmetria enorme, è ancora molto lontano da quello dei Mac. E le differenze non sono solo l’inesistenza di un file system accessibile, la gestione di documenti e cartelle, le finestre e le modali poco pratiche, i tentativi di mettere di fianco le app per arrivare ad avere un minimo di multitasking (Stage Manager è ancora acerbo in maniera impressionante, e comunque limitato solo agli iPad della linea Pro).
No, dietro ci sono anche limitazioni molto più importanti come i vincoli al funzionamento delle app sia per tipologia di compiti che per la capacità di funzionare in background e fare vero multitasking. C’è l’architettura centrata sulle app e non sui documenti, che rende comunque estremamente complicato gestire un flusso di lavoro complesso. C’è la difficoltà di gestire i servizi nel cloud perché il browser non è capace di gestire la cache ed eseguire in locale le stesse cose che può fare nella versione per Mac. E infine, c’è l’interfaccia, che per mantenere la compatibilità con la tecnologia di funzionamento principale (il multitouch con le dita) non è mai scalata in modo tale da poter avere densità di informazioni paragonabili a quella di un personal computer.
Il futuro dell’iPad
Se c’è un possibile sviluppo dell’iPad, che a tutti gli effetti è uno strumento straordinario, sta nella capacità di rendersi indispensabile anche in momenti di crisi economica, di inflazione, salari in calo, costi elevati. Come giustificare la spesa per un tablet che si posiziona verso l’alto e che è molto complicato da gestire rispetto al flusso di lavoro di un Mac?
Apple negli ultimi due anni e fino ad oggi ha lavorato duramente per rimettere in bolla il suo primo prodotto di successo, il Mac. E lo ha fatto con una transizione che ha sicuramente assorbito moltissime energie aziendali. I Mac, a parte l’ultimo della lista cioè il Mac Pro, sono tutti passati in un modo o nell’altro ai processori Apple Silicon e probabilmente tra pochi mesi vedremo la fine completa e definitiva del mondo Intel.
Adesso, è il momento di un pivot della linea degli iPad. Che è stata certamente arricchita e oggi è a tutti gli effetti la migliore di sempre (i prodotti sono eccezionali) ma manca di chiarezza e manca soprattutto di un’idea di futuro.
La piccola briciola di pane
Se c’è una traccia dell’evoluzione dell’iPad, e del suo senso, concludiamo indicandola nel piccolo cambiamento introdotto dal modello base: videocamera sul lato lungo e tastiera “completa” (anche se non retroilluminata e di livello come quella “vecchia” dell’iPad Pro).
L’iPad di Steve Jobs era ed è un apparecchio che si tiene in mano in posizione verticale. Un apparecchio da usare comodamente seduti o in contesti in cui si vuole un foglio di carta o un libro. Invece, il nuovo iPad di decima generazione è un iPad orizzontale, un computer alternativo non più nel senso che è diverso ma nel senso che è fatto in modo diverso ma va a sovrapporsi in molte funzioni a quello che fa un MacBook.
Miglioramenti come la nuova Magic Keyboard con i tasti funzione, la fotocamera orizzontale e Stage Manager fanno pensare a un futuro dell’iPad orizzontale. E gli scarsi aggiornamenti della linea iPad Pro (M2 + Pencil hover, in sostanza) fanno sospettare che esistano altre funzionalità che Apple sperava di introdurre ma che non erano ancora pronte per il lancio.
Proprio come ci si aspetta che l’iPhone Pro continui a differenziarsi ulteriormente dalla linea di iPhone normali, che da pensare che ci sia un nuovo iPad Pro in lavorazione che renderà evidente il motivo per cui questa attuale incarnazione ha visto iterazioni così modeste dal 2018. Un iPad che si differenzierà di nuovo dagli iPad non-pro, e che potrebbe andare a occupare uno spazio molto più significato. Ma deve portare con sé anche un sistema operativo diverso, più flessibile e potente. Questo lo potremo vedere solo a luglio con la prossima WWDC.