Stando a quanto riporta il sito The Information, Apple avrebbe deciso di riscrivere i suoi servizi cloud raccogliendoli tutti usando un unico stack tecnologico che si appoggia a tecnologie open-source. La scelta permetterebbe di raggruppare servizi quali iCloud, Siri, iTunes e altri ancora, in una piattaforma di backend unificata. Apple avrebbe verosimilmente pensato di sfruttare Mesos, backend già sfruttato in Siri, come piattaforma di riferimento; già lo scorso anno Apple aveva spiegato di sfruttare Apache Mesos, un raffinato kernel sviluppato per gestire data center e sistemi cluster che ha permesso di migliorare notevolmente le prestazioni dell’assistente vocale.
Il nuovo stack sfrutta moderni concetti nella programmazione web che permetterebbero ad Apple di distribuire e scalare più facilmente le applicazioni. Il sito The Information spiega che in questo momento sono sfruttate differenti tecnologie di backend che rendono complicata l’integrazione (un requisito sempre più indispensabile). La nuova struttura dovrebbe, tra le altre cose, semplificare anche l’attivazione di nuove funzionalità.
Di particolare interesse il massiccio ricorso a software open source. Mesos è distribuito con una licenza Apache, licenza che obbliga gli utenti a preservare l’informativa di diritto d’autore e d’esclusione di responsabilità nelle versioni modificate. Apple, per via della sua ossessione con la segretezza, avrebbe avuto difficoltà ad attrarre ingegneri di talento con specifici background nel mondo open-source. La multinazionale di Cupertino non vorrebbe rivelare all’esterno suoi codici sorgenti o rendere noti dettagli su tecnologie sfruttate internamente. Potrebbe non essere facile sfruttare tecnologie open-source e allo stesso tempo proteggere specifiche proprietà intellettuali. Tipicamente chi sceglie di lavorare con tecnologie open source lo fa anche per contribuire pubblicamente allo sviluppo di queste. I lavori su questo versante potrebbero a ogni richiedere molto tempo e i risultati arrivare non prima di qualche anno.