Apple ha brevettato una nuova fotocamera per i prossimi MacBook: si tratta di un componente che, a sorpresa, prenderebbe posto sul retro del dispositivo (sul coperchio, per intenderci), forse montato tramite magneti, con tanto di supporto al Face ID. Secondo le specifiche allegate potrebbe persino avere caratteristiche simili a quelle delle migliori fotocamere che troviamo oggi su iPhone.
Si tratterebbe di una piccola rivoluzione per i computer dell’azienda, che da decenni montano sì una videocamera, ma sul display, e non troppo performanti; d’altronde servono soltanto per offrire il servizio delle videochiamate senza dover usare accessori aggiuntivi.
Le configurazioni brevettate
Il brevetto descrive diverse configurazioni possibili, alcune che come dicevamo vedono la fotocamera integrata nel coperchio e altre invece che si agganciano magneticamente (tecnologia MagSafe?) al dorso. La parte più interessante riguarda però le caratteristiche tecniche perché si accenna allo scanner LiDAR per il riconoscimento facciale e componenti del tutto simili a quelli usati nelle fotocamere di iPhone 14 Pro.
Perché è importante
Certo è che integrare la tecnologia Face ID sui computer – che comunque era già stata avvistata nel codice di macOS Big Sur – sarebbe un bel salto in avanti, soprattutto in termini di sicurezza: oggi infatti a questo scopo c’è solo il sensore Touch ID integrato sul pulsante di accensione che abilita lo sblocco del dispositivo tramite la scansione dell’impronta, mentre così il riconoscimento avverrebbe all’apertura del coperchio e in maniera ancora più immediata (ma altrettanto sicura).
Diventerà realtà?
Vale la pena far notare che nelle immagini di questo brevetto i display dei computer presentano la tacca frontale, proprio come quella dei nuovi MacBook Air e MacBook Pro da 14 e 16 pollici, il che significa che almeno in parte ci si è basati su prodotti reali. Questo è molto importante perché Apple brevetta di tutto e non necessariamente ciò che inventa poi viene implementato, mentre in questo caso sembra che ci siano buone probabilità – ma non la certezza matematica, questo va detto – che accada in futuro.