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Apple Pencil 2 e il suo caricabatteria da mille euro

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Apple Pencil 2 è un salto in avanti enorme rispetto alla prima generazione della penna di Apple per iPad e iPad Pro della vecchia generazione. Ma non è perfetta. Anzi, a ben guardare ha un lato estremamente paradossale, che bisogna tenere di conto (anche quando si compra una cover di terze parti): un caricabatterie da mille euro… (o quasi)

Il punto centrale è che la Apple Pencil 2 si carica sempre e solo tramite l’aggancio magnetico al lato dell’iPad Pro 11 o 12,9 del 2018. C’è una apposita area scura che segnala dove si fa “click” con il magnete, un piacevole fumetto che emerge per dire che la carica è attiva (e il livello di carica raggiunto) e tutto funziona benissimo. L’aggancio è solido ma ovviamente non abbastanza da tenere l’iPad Pro per la penna. E il magnete, come tutti i magneti, ha una direzione: quindi offre la massima resistenza alla trazione lungo il vettore della forza, ma se lo si prende di lato (corto o lungo cambia poco) la penna viene via facilmente.

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Questo non è il problema o il difetto. Era ovvio che fosse così e possiamo invece dire che l’implementazione della penna nelle prime ore di utilizzo è davvero notevole. Sia il materiale che l’usabilità. No, il problema casomai è un altro.

Il fatto è che la Apple Pencil 2 non è compatibile con nessun tipo di ricarica wireless o a induzione conosciuta, e soprattutto non è compatibile (almeno per adesso) con Qi Charge. Non sappiamo se lo sarà quando Apple riuscirà a lanciare la sua base di ricarica per più dispositivi AirPower decisamente in ritardo o, secondo alcuni, addirittura definitivamente cancellata. Quando arriverà vedremo, per adesso sappiamo che si carica solo attaccandola all’iPad Pro.

Questo vuol dire che la penna, che costa 135 euro, ha bisogno di un caricabatterie da mille euro circa (da 889 Euro in su più il costo della penna che portano il prezzo complessivo sopra i 1000 euro a seconda della configurazione di iPad Pro 2018 che acquistate – precisazione). E che se si compra una cover che protegge e copre il lato della carica a induzione, non è più utilizzabile in alcun modo. Non è una bella sorpresa, diciamo. Ci potevano anche essere altri sistemi per offrire una ricarica che funzionasse ad esempio con i meccanismi di ricarica wireless più diffusi e già utilizzati da Apple sui suoi dispositivi.

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Si poteva persino immaginare una variante con un caricabatteria da tavolo “di gruppo” per le scuole d’arte o comunque i luoghi dove le penne utilizzate sono più di una. Ma possiamo anche immaginare perché Apple non abbia pensato a questo: la penna non è solo individuale (e da appaiare con il singolo apparecchio) ma anche sufficientemente costosa da non essere immaginabile come strumento condiviso in una classe. Insomma, più che una matita per sketch, una preziosa stilografica molto personale.

In ogni caso, il salto in avanti rispetto alla precedente generazione di Pencil è davvero notevole (si veda la nostra mini-recensione). Fermo restando il punto della carica e della non-retrocompatibilità (che è reciproca per quanto riguarda anche la vecchia Apple Pencil sui nuovi iPad), il nuovo prodotto come scritto si presenta davvero bene, con una potenza di lavoro e una solidità del design davvero ragguardevoli.

La vecchia penna, non dimentichiamocelo, aveva un paio di notevolissimi punti di forza, tra i quali spiccava l’integrazione con il sistema operativo e la gestione del pairing e della profondità dei livelli di pressione oltre all’inclinazione della penna stessa. Ma dall’altro aveva un paio di aspetti decisamente negativi: il tappino “morbido” che rischiava di saltare, la spina Lightning che, se non si utilizzava il poco pratico adattatore, costringeva a “infilzare” l’iPad per ricaricarla e lasciarla sporgere come una pericolosa e buffa appendice.

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Per carità, tempi di ricarica brevissimi, e sarebbe stato peggio avesse avuto una presa femmina Lightning anziché maschio, perché avrebbe ridotto enormemente la sua autonomia e portabilità: bastano due minuti per rendere una Apple Pencil di prima generazione pienamente funzionante, senza bisogno di cercare prese elettriche o altre soluzioni strane, pur rimanendo la fastidiosa e assolutamente non ergonomica (per non dire freudianamente sbagliata) modalità di aggancio e ricarica alla base dell’iPad.

La nuova penna risolve tutti questi problemi ma, come tutte le monete, ha due facce. E la seconda faccia, cioè la totale incompatibiltà con qualsiasi altro modo di ricaricarla che non sia il piccolo magnete sul bordo dell’iPad Pro è veramente singolare. Insomma, a vederla in un altro modo, questa già non economica penna richiede il caricabatterie più costoso oggi sul mercato.

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