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Apple Pay, Google Pay e PayPal nel mirino della protezione consumatori

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Apple Pay – lo strumento di pagamento in mobilità di Apple che consente di effettuare pagamenti contactless utilizzando iPhone o Apple Watch – è in una lista di servizi presi di mira dal Consumer Financial Protection Bureau (CFPB).

L’Ufficio statunitense di Protezione Finanziaria dei Consumatori ha deciso di sottoporre a un attento esame i servizi di pagamento offerti da Apple, Google, PayPal e altre aziende che dominano nel settore dei pagamenti da cellulare.

Nei piani dell’agenzia statunitense sono previste norme sulla falsariga di quelle a cui devono attenersi le banche, con queste ultime che da tempo nel settore dei pagamenti digitali stanno perdendo terreno rispetto ai big del mondo IT.

Alla radice del problema la perdita di fiducia verso le banche, con l’ancora lucido precedente di Lehman Brothers del 2008 (con unna serie di eventi che ne hanno causato il fallimento), scompiglio che comporta effetti ancora evidenti e che ha scosso il sistema finanziario mondiale.

In seguito allo scompiglio tra investitori istituzionali e non solo, le aziende del mondo IT hanno da tempo scelto con cura dove investire, optando per attività tra più redditizie tra quelle tipicamente svolte dalle banche, offrendo sistemi di pagamento ai commercianti, proponendo investimenti, credito e relative carte di pagamento.

A molte banche tutto questo non sta bene e, tenendo conto di normative della CFPB, chiedono di regolamentare i pagamenti digitali e relativi servizi dei big del mondo IT, affermando che questi sono in competizione con i tradizionali metodi di pagamento in termini di portata e dimensioni, ma non sono soggetti ad alcune tutele nei confronti dei consumatori come sono invece obbligati gli altri.

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La proposta della CFPB riguarda 17 società che insieme gestiscono 13 miliardi di pagamenti l’anno. Rohit Chopra, direttore della CFPB, spiega che il settore tecnologico si è esteso ai servizi finanziari e ritiene fondamentali norme per garantire “che le grandi aziende tecnologiche e le altre società di pagamenti non bancarie siano sottoposte a un’adeguata supervisione”.

Tra i dubbi della CFPB, la disponibilità di grandi quantità di dati disponibili presso i big del mondo IT, tenendo conto che molti modelli di business si basano sulla monetizzazione dei dati in questione.

Tra le proposte della CFPB, attività di supervisione per aziende che gestiscono più di cinque milioni di transazioni all’anno. “I sistemi di pagamento sono componenti infrastrutturali critici per la nostra economia”, ha dichiarato Rohit Chopra, consigliere di CFPB, affermando che attività di questo tipo dovrebbero essere svolte solo da enti vigilate”.

Sono state avanzate proposte, alcune di queste ritenute valide dall’Electronic Transactions Association (che rappresenta banche, fintech e grandi aziende tecnologiche) e queste, dopo revisioni di rito, dovrebbe concludersi all’inizio del 2024.

Per Roberto Nicastro (ex dg Unicredit), Apple ha portato un terremoto nel mondo del credito in tutto il mondo.

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