Una percentuale dello 0,15%, 15 centesimi di dollaro ogni 100 dollari, possono sembrare poca cosa, ma se sul piatto ci sono 15 miliardi di dollari al giorno da cui potenzialmemte spuntare la percentuale, si comprende che non sono affatto pochi. Questa la considerazione che viene alla mente dopo avere appreso al Financial Times (via appleinsider), che proprio lo 0,15% sarebbe la percentuale che Apple ha spuntato da banche ed enti che emettono le carte di credito, per la fruizione dei servizi di Apple Pay.
Il risvolto, finora inedito, fornisce un quadro più nitido di quel che è accaduto dietro le quinte. In particolare si evidenzia il potere contrattuale di Apple che ha raggiunto un traguardo che, ad esempio, Google con il Wallet non ha neppure avvicinato. Probabilmente la casa di Cupertino è riuscita a negoziare commissioni così alte per via dell’alto numero di clienti che presto utilizzeranno Apple Pay. Considerando, infatti, l’enorme diffusione di iPhone a livello planetario, è facile capire perchè banche e gestori di carte di credito abbiano accolto con favore questo nuovo sistema di pagamento. Per di più, Apple Pay potrà essere utilizzato anche sfruttando il nuovo Apple Watch (che come noto può essere utilizzato per questo solo in abbinamento ad un iPhone), avvicinandolo al sensore di pagamento e premendo il tasto dedicato con un doppio click per autorizzare il pagamento. Con Apple Watch, Apple Pay potrà essere attivato anche se in possesso di iPhone 5, 5S o 5C.
Inoltre, il sistema studiato da Apple per i pagamenti in mobilità appare sicuro e questo riduce il rischio delle frodi. Ed infatti, per ogni carta di credito che l’utente aggiungerà al portafoglio virtuale di Apple Pay, verrà generato un token unico, che andrà quindi a svolgere la stessa funzione dei codici impressi nelle carte di credito e dei PIN. Affinché questi token trasmettano i dati per il buon fine dell’operazione, naturalmente, è necessario utilizzare il Touch ID del dispositivo, rendendo di fatto l’operazione molto più sicura dei metodi tradizionali.
Il servizio Apple Pay sarà attivo già dal prossimo ottobre negli Stati Uniti, dove per molti negozianti è arrivato il momento di acquistare nuovi terminali per le carte chip & pin, così da poter accettare anche pagamenti tramite NFC. Si tratta di terminali che in Europa vengono utilizzati già da tempo e che consentono all’utente di effettuare pagamenti sia tramite il classico inserimento del codice PIN, sia tramite la tecnologia NFC. Da questo punto di vista Apple arriva quindi al momento giusto.
Quando Apple pay partirà avrà a disposizione l’83% del mercato delle carte di credito. Il suo sistema di pagamento sarà accettato in 220000 esercizi americani tra cui quasi tutti le principali catene di commercio al dettaglio. Mancheranno alla conta solo Walmart e BestBuy che due anni fa avevano creato un loro sistema proprietario, ma se Apple avrà successo difficilmente queste due realtà resteranno fuori dal giro.
La ragione per cui un così alto numero di gestori di carte di credito e banche ha accettato la proposta di Apple, pur a fronte del rischio che poi sia Apple a gestire le danze, è oggetto di dibattito. La maggior parte degli osservatori ritiene che istituti bancari e chi emette le carte, ritengono il rischio di essere incastrati da Cupertino, come accadde alle case discografiche con iTunes, sia basso. È altamente improbabile che Apple acquisti una licenza bancaria, per le complicazioni e i costi connessi, quindi per le transazioni di denaro dovrà sempre dipendere da realtà come JPMorgan Chase o American Express, di contro avere a disposizione milioni di di clienti potenziali, quelli che hanno un iPhone, è ritenuto molto interessante per dare il via alla rivoluzione del denaro virtuale.
In termini pratici se con iTunes, Apple ha fatto morire (o quasi) il CD e le case discografiche si sono trovate con il cerino in mano, con Apple Pay, Apple vuol far morire la carta di credito di plastica, ma non avrebbe modo di far morire il credito la cui gestione resterebbe comunque nelle mani dei padroni di oggi. Anzi teoricamente potrebbe farli diventare anche più presenti e più forti; ad esempio si potrebbe immaginare un sistema di pagamento on line con un pagamento via Apple Pay. Chi potrebbe invece finire per pagare dazio è PayPal, ma questa è una storia diversa.