Apple ha accettato di pagare 113 milioni di dollari per chiudere la causa avviata da 35 Stati americani sul meccanismo di iOS che rallentava i vecchi iPhone con batteria non più efficiente, nel tentativo di preservare le batterie e impedire lo spegnimento del telefono.
La questione denominata “Batterygate” è venuta alla luce nel 2017: nel mese di febbraio Apple rilasciò iOS 10.2.1 senza comunicare agli utenti che in presenza di batteria con capacità degradata il sistema operativo rallentava la velocità del processore per evitare blocchi improvvisi degli smartphone. Questa funzione è stata scoperta solo in seguito e Apple si è scusata con tutti gli utenti nel mese di dicembre 2017, offrendo la sostituzione con una nuova batteria al prezzo ridotto di 29 dollari per tutto il 2018 e introducendo strumenti in iOS per monitorare la salute della batteria e permettere agli utenti di disabilitare il rallentamento degli iPhone.
La multinazionale di Cupertino ribadisce di non aver commesso alcun illecito, in ogni caso a luglio di quest’anno si è accordata in via preliminare al pagamento di 25$ ai consumatori che hanno partecipato ad una class action, terminando una procedura iche poteva prolungarsi ulteriormente. L’accordo ha riguardato i proprietari statunitensi dell’iPhone 6, 6 Plus, 6s, 6s Plus, 7, 7Plus o SE con sistema operativo iOS 10.2.1 o successivo, ma anche i proprietari statunitensi dell’iPhone 7 e 7 Plus con sistema operativo iOS 11.2 o successivo acquisiti prima del 21 dicembre 2017.
Gli Stati USA di Arizona, Arkansas e Indiana sono stati tra i primi ad attivarsi e, riferisce il Washington Post. si sono assicurati una sanzione finanziaria e l’impegno legale da parte di Apple di essere più trasparente in futuro.
In Italia Apple è stata completamente scagionata dalle accuse di obsolescenza programmata, ma multata per non aver comunicato le modifiche alle funzioni di iOS in caso di batteria degradata, con l’obbligo di pubblicare un messaggio informativo sul proprio sito web italiano.