Nonostante numerosi tentativi, Apple non è riuscita a recupere dati dall’iPhone che era di proprietà di uno dei due ragazzi scomparsi lo scorso anno in mare, smartphone recuperato nell’imbarcazione ma rimasto per otto mesi immerso in acqua salata. L’avvocato di Blu Stephanos, il padre di uno dei ragazzi, ha spiegato che Apple ha provato in vari modi a recuperare dati mettendo a disposizione una sua squadra di esperti forensi che ha smontato l’iPhone, ripulito i componenti e attivato procedure per la riparazione.
“Benché non siano riusciti a ripristinare il telefono a uno stato funzionale, voglio ringraziare Apple per il loro grande impegno e il generoso sostegno” ha indicato Stephanos in una dichiarazione scritta; “se l’FBI si rivolgesse ad Apple quando hanno bisogno di assistenza, non vedo alcuna ragione di dubitare che ogni possibile mezzo sarà usato per fornire assistenza, come nel caso del telefono di Austin”. “Abbiamo saputo che Apple ha assegnato un team che ha lavorato tutti i giorni sul caso e per questo esprimiamo la nostra sincera gratitudine”.
La vicenda ha occupato per giorni le pagine dei giornali della Florida per la particolarità di quel che è accaduto. I due ragazzi sono stati dichiarati come non più rintracciabili nel luglio dello scorso anno quando i parenti non li hanno più visti tornare a casa dopo una battuta di pesca al largo delle coste di Jupiter. Dopo esaustive ricerche aeronautiche e marittime che hanno coperto 50.000 miglia nautiche, due giorni dopo la denuncia di scomparsa dei due, è stata trovata l’imbarcazione alla deriva senza però ritrovare i corpi. Prima dell’arrivo della guardia costiera con una squadra di soccorso, l’imbarcazione era nuovamente scomparsa per un problema nella posizione dalle boe meteo-marine. Solo lo scorso 18 marzo la nave mercantile norvegese Edda Fjord ha nuovamente individuato la piccola imbarcazione sportiva, rovesciata in mare a 100 miglia dalla costa delle Bermuda. Dentro c’era anche l’iPhone 6 che apparteneva al giovane Austin Stephanos.
Gli inquirenti speravano che il telefono potesse offrire qualche traccia su cosa era accaduto ai ragazzi, per questo Apple si è offerta di dare una collaborazione tecnica. La famiglia aveva avuto modo di appurare che il ragazzo non aveva attivato nessun backup su iCloud (la funzione di auto-backup era disattivata) e l’unica speranza era tentare il recuperare del dispositivo danneggiato alla ricerca di indizi o un ultimo messaggio che il ragazzo poteva avere lasciato.
Le famiglie dei due ragazzi non si arrendono e spiegano che tenteranno il ripristino e fanno capire che potrebbero rivolgersi ad altre aziende specializzate nel recovering che potrebbero tentare procedure di ripristini diverse da quelle tentate da Apple.