Il chip M1 che Apple integra nei nuovi MacBook Air, MacBook Pro 13″ e Mac mini è una delle più grandi scommesse di sempre della Casa di Cupertino. Come già fatto nel 2013 con il primo chip a 64 bit per i dispositivi mobili, sconvolgendo l’industria del settore, incapace di scollarsi dal legame con prodotti esistenti (Qualcomm arrivò a dire che non aveva senso un processore a 64 bit sui dispositivi mobili per poi rimangiarsi tutto seguendo a ruota l’esempio di Apple), la Mela ancora una volta segue la sua strada e prova a indicare la via ad altri produttori.
Che era giunto il momento di pensare seriamente a realizzare computer con i SoC “fatti i casa” si era capito con l’arrivo dell’A12X Bionic dell’iPad, in grado di offrire performance pari agli Intel Core i7 usati sui MacBook, preconfigurando la fine dei rapporti con Intel.
Il SoC M1 è presentato come il chip più potente mai creato da Apple e il primo progettato appositamente per Mac. È un system on a chip (SoC) che racchiude numerose tecnologie in un unico processore e presenta un’architettura di memoria unificata che promette prestazioni ed efficienza nettamente superiori. È il primo processore per computer realizzato utilizzando il processo produttivo a 5 nanometri e integra 16 miliardi di transistor, il numero più elevato mai racchiuso da Apple in un chip.
Apple vanta una single core CPU “più veloce al mondo” in un chip a basso consumo, le migliori prestazioni CPU per watt al mondo, “la grafica integrata più scattante mai vista in un personal computer” e prestazioni di apprendimento automatico “sorprendenti” grazie al Neural Engine integrato.
Negli anni passati Apple ha sempre dovuto combattere con fornitori di processori non in grado di offrire quello che chiedeva. È successo prima con Motorola (ai tempi delle CPU 680×0), poi con IBM ai tempi dei processori PowerPC G5 (la Mela non è mai riuscita ad avere un G5 adatto per l’uso nei notebook) e poi con Intel, azienda che da tempo sembra non riuscire a stare dietro alle richieste di mercato, eternamente in ritardo con i nuovi processo produttivi, mentre Apple e TSMC già pensano ai 3nm per il 2022.
Apple ora ha il vantaggio di progettare tutto “in casa”: scheda logica, Soc (con CPU e GPU), controller T2, design delle varie macchine e cosi via. Ha rapporti idilliaci con TSMC, la più grande fabbrica indipendente di semiconduttori al mondo, e con un partner di questo calibro può finalmente progettare il SoC che desidera, come lo desidera e quando lo desidera. TSMC lavora per varie imprese fabless (non solo Apple ma anche Nvidia, Qualcomm, Broadcomm, AMD e altri ancora), ha strutture in grado di produrre SoC in quantità elevate ed è stata costretta più volte a potenziare le capacità produttive per “colpa” di Apple. Sono centinaia di milioni i chip che ogni anno TSMC è in grado di sfornare ed è riconosciuta da tutti come leader indiscusso, al punto che anche Intel è stata in alcuni casi obbligata a fare ricorso alle sue strutture.
Il sito Business Korea riferisce ad ogni modo che TSMC potrebbe non essere in grado di reggere l’incremento nella produzione di SoC con tecnologia a 5nm. Apple si è accaparrata tutta la capacità produttiva del nodo dell’azienda, al fine di produrre sia i chip serie Ax, sia gli M1 dei nuovi Mac. Secondo il sito sudcoreano, la Mela potrebbe addirittura essere costretta a rivolgersi a Samsung; l’impossibilità di produrre un numero elevato di SoC costringerebbe altrimenti Apple a decidere a quali dispositivi con SoC a 5nm dare priorità. Con l’arrivo di nuovi nodi produttivi, potrebbe preferire gli iPhone ai Mac, e lasciare i nodi più vecchi a Mac, iPad, Apple Watch e Apple TV, o addirittura usare i 7nm per futuri processori di iMac e Mac Pro, elemento che porterebbe l’azienda a indicare la stessa “scusa” che aveva ai tempi dei rapporti con IBM e Intel: la necessità di produrre le macchine in base a quello che passa il convento.
È improbabile che al momento le vendite di Mac (una media di 20 milioni di macchine l’anno) porti Apple ad avere questo problema ma in caso di necessità, sarà sicuramente data priorità agli iPhone (dispositivi che vantano vendite per una media di 200 milioni di prodotti l’anno). Apple ad ogni modo ha riferito che il passaggio completo ai Mac con CPU ARM richiederà due anni, e TSMC avrà tutto il tempo per ridimensionare le capacità produttive delle sue strutture e soddisfare la crescente domanda. L’M1 ad ogni catapulta Apple in una nuova era, grazie a tecnologie potenti e su misura che non hanno rivali e primi tre nuovi sistemi sono il primo, entusiasmante passo in quella direzione.