Nelle sue presentazioni Apple ha sempre tagliato corto su dettagli e specifiche tecniche, salvo ovviamente quelli che interessano al marketing di Cupertino, per questa ragione non sorprende molto apprendere che il chip Apple A15 impiegato negli iPhone 13, oltre che in versione leggermente depotenziata in iPad mini 6, risulta sensibilmente più veloce e molto più efficiente di quanto dichiara la multinazionale di Cupertino.
Nell’evento California Streaming i dirigenti Apple hanno dichiarato che A15 è più veloce del 50% rispetto ai processori concorrenti, leggi i chip Qualcomm impiegati negli Android. In realtà secondo test e analisi indipendenti effettuati da AnandTech il balzo di prestazioni rispetto ai concorrenti più prossimi è del 62% e oltre.
Apple è riuscita a incrementare le prestazioni soprattutto grazie a due interventi nella micro architettura: l’incremento della memoria cache di sistema che ora è di 32MB, il doppio rispetto al chip A14 degli iPhone 12 dello scorso anno, è l’aumento del 50% della cache di secondo livello nei core ad alte prestazioni, che passa da 8MB a ben 12MB, un balzo e una dotazione definiti «enormi». Questi interventi permettono di incrementare sensibilmente le prestazioni contenendo i consumi di energia, perché il sistema può contare su memoria super veloce ed efficiente integrata nel chip, rispetto alla più lenta e meno efficiente memoria dei chip DRAM.
A questi si affiancano anche miglioramenti per i core di calcolo ad alta efficienza, con una unità aritmetico logica siglata ALU più veloce e un sistema di memoria più efficiente. Gli esperti della testata USA rilevano che solitamente è possibile aumentare la velocità di un processore incrementando i consumi oppure, nella situazione ideale, mantenendoli invariati, invece Apple è andata oltre perché ha aumentato la potenza riducendo allo stesso tempo i consumi di energia. Infine vengono definite «Assolutamente sbalorditive» le prestazioni dei core grafici GPU, anche queste ben al di sopra di quanto dichiarato da Cupertino.
Il giudizio finale è quindi molto positivo perché, pur non essendo una rivoluzione rispetto ad Apple A14 i miglioramenti introdotti fanno la differenza o lo distinguono dal precedente. Non solo: l’aumento della autonomia degli iPhone 13 è principalmente dovuto proprio al processore e non alle batterie più potenti, come ritenuto finora. L’unica critica indicata riguarda invece il design termico degli iPhone giudicato «sicuramente tra i peggiori in circolazione» perché non in grado di diffondere bene il calore in tutto il corpo dello smartphone.
Da anni i processori Apple e iPhone risultano sensibilmente più veloci rispetto ai chip impiegati negli Android: qui un confronto nei benchmark tra iPhone 13 e gli Android più potenti in commercio.