Sono arrivati a 200.000 in 48 ore gli abbonamenti di prova al servizio Apple News+ presentato da Apple in occasione dell’evento organizzato il 25 marzo a Cupertino.
A riferire il dato è il New York Times che a sua volta cita una non meglio precisata fonte interna di Apple. Il servizio di Apple, lo ricordiamo, consente di accedere a oltre 200 riviste e quotidiani quali Wall Street Journal e Los Angeles Times pagando un unico abbonamento (9,99$ al mese), senza bisogno di abbonarsi a più testate, creando ogni volta nuovi account.
Il servizio è per il momento disponibile solo negli USA e in Canada e dovrebbe arrivare in altri paesi entro la fine dell’anno. Non tutti gli editori hanno gradito il meccanismo di retribuzione di questa sorta di “Netflix dei giornali” e mancano adesioni di quotidiani quali New York Times e il Washington Post.
Apple trattiene per sé il 50 per cento dei ricavi da ogni abbonamento, lasciando la metà agli editori, una scelta che non è piaciuta a molti. La ripartizione avviene in base agli articoli visti di ogni singola pubblicazione e quindi ogni editore racimola qualcosa in più in base a cosa legge l’utente. A fare la differenza dovrebbero essere il gran numero di utenti Apple, offrendo agli editori un pubblico molto vasto.
Bisogna anche dire che se da una parte è vero che Apple trattiene la metà dei ricavi, è anche verso che questa si occupa della gestione degli abbonamenti e altre incombenze, comprese le transazioni con carte di credito, evitando vari problemi tecnici e legali agli editori. Apple si è impegnata a tutelare in modo severissimi la privacy, una mossa non gradita da alcuni editori. Molti giornali non hanno la possibilità di controllare, ad esempio, dove vivono gli abbonati e i loro interessi e avviare relazioni commerciali vitali per gli editori.