Cher Scarlett dice di non riuscire a trovare un nuovo lavoro perché Apple «cambia unilateralmente i titoli di lavoro» degli ex dipendenti, il che significa che il suo curriculum non corrisponde più a quello che era in origine. Prima di licenziarsi, la donna è stata tra i primi fondatori di #AppleToo, il movimento che lamenta le ingiustizie subìte sul luogo di lavoro, e da allora racconta di come si sarebbe opposta ad Apple, che ha tentato in tutti i modi di convincerla a firmare un accordo di non divulgazione.
In base a quanto si apprende, non appena un dipendente di Apple lascia l’azienda, quest’ultima rivede il registro pubblico e, indipendentemente dal titolo che questo dipendente aveva mentre era impiegato, pare che Apple lo cambi sempre e comunque in un più generico “associato”.
Forse si tratta di un espediente per rendere più difficoltoso determinare dall’esterno se determinati gruppi di persone che lavorano alla stessa cosa si licenziano contemporaneamente, fatto sta che indipendentemente dalle ragioni di Apple, il risultato è che poi si fa fatica a trovare lavoro perché la qualifica della loro mansione precedente scompare in una sorta di buco nero. E infatti, nel caso di Scarlett, un’azienda ha rifiutato la sua candidatura.
Secondo un’indagine condotta dal Washington Post, un portavoce di Apple ha confermato che l’azienda ha uniformato i titoli di lavoro in “associati” «per anni», senza però fornire una spiegazione a riguardo. Tutto normale insomma, se non fosse che così si annulla anche il passato di quella persona, che nel momento in cui si reca da una nuova azienda per cercare lavoro, non può mostrare la sua qualifica.
«Siamo sempre stati e siamo ancora oggi profondamente impegnati nel creare e nel mantenere un ambiente di lavoro positivo e inclusivo» ha spiegato un portavoce di Apple, «prendiamo sul serio tutte le preoccupazioni [dei nostri dipendenti] e indaghiamo a fondo ogni volta che viene sollevato un problema. Per rispetto della privacy delle persone coinvolte, non discutiamo mai le questioni specifiche dei nostri dipententi».