Un ultimo rapporto suggerisce che Apple pagherebbe di più le etichette discografiche per i diritti d’autore in streaming; tradotto in soldoni, Apple Music risulterebbe per gli artisti una piattaforma più vantaggiosa, rispetto a Spotify, e non di poco.
La ricerca pubblicata da The Trichordist indica che Apple ha pagato una media di 0,00735 dollari per ogni stream nel 2016, quasi il doppio rispetto a Spotify, che invece per ogni flusso audio ha corrisposto 0,00437 dollari. Da notare, come nel 2014, Spotify aveva corrisposto cifre più generose, precisamente 0,00521 dollari, ma sempre meno rispetto a quanto fatto da Apple nell’ultimo anno. Da precisare che i dati diffusi da quest’ultimo rapporto provengono da una “etichetta indipendente” autonoma, con un catalogo musicale di circa 150 album disponibili per lo streaming.
Il grafico in calce rende certamente l’idea di quale sia il principale competitor di Apple Music; Spotify, infatti, muove da solo il 62,97 per cento dei flussi audio, mentre ad Apple Music spetta una percentuale del 7,18%. Ciò nonostante, Apple Music rimane comunque una piattaforma particolarmente attraente quando si parla di entrate: se confrontato a YouTube, ad esempio, che muove comunque una percentuale di stream del 21,70%, il servizio Apple ha un Stream Revenue più alto, pari al 13,69%.
In termini di entrate per le etichette, è Google Play Music la piattaforma che più si avvicina ad Apple Music, con pagamenti di 0,00676 dollari per flusso, che permettono di generare uno Stream Revenue del 4,03 per cento. YouTube, invece, si dimostra uno dei servizi più inefficienti quando si parla di fonti di reddito, generando solo il 3,81 per cento del fatturato, con un tasso medio dei ricavi per flusso streaming pari a 0,00069 dollari. Non è chiaro, però, se i dati di YouTube, che si riferiscono al servizio premium YouTube RED introdotto da poco, figurino anche i ricavi dei video supportati dalla pubblicità provenienti dai non abbonati.
Altro dato importante sottolineato dalla relazione, è che sono i primi dieci servizi di streaming a rappresentare quasi il totale dell’intero palcoscenico musicale, con il 97.82 per cento di tutti i flussi audio, con un 99 per cento dei ricavi complessivi. Gli altri servizi a seguire, come Deezer, Rhapsody, Xbox Musica, Amazon, e Telecom Italia muovono numeri davvero inconsistenti.