Solo 256kbps. Il bitrate delle trasmissione in streaming del nuovo servizio in streaming di Apple sarà al di sotto dello standard di mercato. È questa la considerazione che viene in mente, scorrendo le specifiche di Apple Music.
Il bitrate è il valore che indica la qualità del suono trasmesso; più il valore è alto, meno è elevata la compressione dei dati e più elevata la qualità sonora. Dagli albori delle tracce mp3 scambiate su Napster, oscillanti fra 64 e 128kbps, si è giunti oggi ad una media di mercato di circa 320kbps, numero considerato ad oggi ottimale per garantire un’eccellente qualità del suono.
Come confermato da SlashGear, per qualche ragione – al momento ignota – Apple Music non è in grado di allinearsi al mercato ed offrirà una velocità di streaming 256kbps; una carenza inspiegabile e paradossale considerando che la stessa app Beats Music, ora di proprietà di Cupertino, raggiunge i 320kbps, benché non per tutti i suoi brani. L’ipotesi è che Apple voglia risparmiare sul consumo dei dati in mobilità, ma sorprenderebbe scoprire un’inattesa inclinazione della Mela verso il risparmio a discapito della qualità.
In realtà prima di sparare su Apple, vale la pena di ricordare che la maggior parte degli utenti quel 256kbps non avrà valore e tantomeno desterà interesse: diversi test hanno mostrato l’impossibilità dell’orecchio umano nel riconoscere diverse gradazioni di compressione dei file audio e gli ascoltatori resteranno insensibili ai bitrate di differenza fra Spotify ed Apple Music.
In più, se stiamo a come funziona Music Match, la trasmissione in streaming di Apple usa il formato AAC che è si a 256 kpbs ma di qualità superiore ad MP3 da 320kbps di Beats e altri concorrenti. Se il 256 kbps di Apple Music sarà, come è probabile, basato su AAC, allora il freno a mano tirato sarà un puro fattore numerico.