La Recording Industry Association of America (RIAA), letteralmente l’Associazione Americana dell’Industria Discografica, ha da poco diffuso una relazione dalla quale emerge che i ricavi dai servizi di streaming concernenti il primo semestre sono pari a 4.3 miliardi di dollari, in salita del 26% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Quest’ampia categoria include entrate derivanti da servizi in abbonamento quali le versioni a pagamento di Spotify, TIDAL, Apple Music, Amazon e altri ancora, servizi di digital radio e altri personalizzati con proventi distribuiti da SoundExchange (un’organizzazione di gestione dei diritti) per Pandora, SiriusXM, Internet radio, e servizi on demand supportati da pubblicità quali YouTube, Vevo e la versione di Spotify con gli annunci.
I servizi in abbonamento da soli rappresentano ancora una volta il 62% delle entrate dall’industria di settore, responsabili del 77% delle entrate dall’industria della musica in streaming negli Stati Uniti. Gli abbonamenti sono indicati ancora una volta come il motore primario dei proventi, per un collettivo di 3.3 miliardi di dollari, in salita del 33% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nella categoria dei servizi di streaming a pagamento sono inclusi anche i prodotti denominati “lmited tier paid subscription” come Spoitfy e abbonamenti che hanno alcune limitazioni.
Nel report (PDF) si afferma che la crescita di questo mercato sarebbe merito di un consistente afflusso di nuovi utenti, una media di 1 milione al mese lo scorso anno, che ha portato gli utenti paganti a 6.1 milioni, in aumento del 30% rispetto al 2018. Nel complesso, i ricavi da servizi in abbonamento hanno rappresentato il 62% dei proventi del settore, e il 77% dei proventi dei soli Stati Uniti per lo streaming.
Secondo la RIAA gli utili dei servizi in streaming sono stati parzialmente controbilanciati da un declino nella vendita nelle vendite digitali. Nella prima metà del 2019 i ricavi sono scesi a 462 milioni di dollari, divisi fra tracce singole e acquisti di album, numeri inferiori rispetto ai 561 milioni di ricavi registrati nel 2018, per non parlare dei 765 milioni di dollari del 2017.
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