L’abbiamo detto, il lancio di Apple Music fino ad oggi ha generalmente suscitato un “meh”, la tipica interiezione che gli internauti associano al sentimento dell’indifferenza: se c’è chi apprezza il servizio, altri ne sono rimasti delusi, come confermato da una parte dei nostri lettori, e c’è chi già si chiede quale sarà il futuro dello streaming targato Apple.
The Verge ha recentemente pubblicato un interessante articolo rivelando informazioni che ci aiutano a capire da che parte potrebbe andare il servizio musicale in streaming della Mela. Vediamo cosa bolle in pentola a Cupertino.
Beats 2, 3, 4, 5 e 6 in arrivo?
Senza timore di smentita l’elemento più apprezzato di Apple Music è Beats 1, la radio “globalizzata”, offerta in esclusiva agli utenti delle Mela, che permette di ascoltare gli stessi contenuti – curati da nomi del calibro di Zane Lowe, Ebro Darden e Julie Adenuga in onda rispettivamente da Los Angeles, New York e Londra – ovunque ci si trovi.
Secondo quanto riportato da The Verge, Apple ha già le licenze per un massimo di cinque stazioni aggiuntive come Beats 1, senza dover rinegoziare con le etichette il pacchetto economico. Significa che presto Apple potrebbe lanciare una Beats 2, 3, 4, 5 e 6, magari con curatori musicale impegnati anche da Milano o Roma (o più probabilmente Sydney e Tokyo…), espandendo così la sua offerta radio e capitalizzando la buona ricezione del servizio.
A supportare Apple ci sarebbero anche gli accordi con le etichette discografiche che – sempre secondo le fonti delle testata USA – sarebbero migliori rispetto agli accordi del rivale Pandora. Per intenderci, in base al tasso di ascolto di Beats 1, Apple riconosce più soldi alle etichette di quanto non faccia Pandora.
I discografici temporeggiano
Non si sbilanciano invece le etichette discografiche sui risultati di Apple Music, adottando una strategia di attesa: nonostante una timida dichiarazione che suonerebbe come un “abbastanza soddisfatte”, la reazione delle etichette discografiche è rimandata al prossimo autunno, quando terminerà il periodo di prova di tre mesi che oggi permette a tutti gli utenti della Mela di ascoltare musica gratuitamente.
I discografici attendono Apple al varco, ovvero a quello specifico momento in cui Apple dovrà riuscire a convincere gli utenti ad aprire i loro portafogli e iniziare a pagare l’abbonamento mensile, piuttosto che ritornare sui loro passi, diretti verso altri concorrenti come Spotify o Deezer. Fino a quel momento le etichette discografiche considerano gli attuali utenti come semplici “sperimentatori”.
Apple Music non danneggia iTunes Music Store
L’ultima buona notizia (per i discografici) riguarda iTunes: secondo i primi dati di vendita il debutto di Apple Music non ha impattato negativamente su iTunes Music Store, riducendo gli acquisti in maniera proporzionale. Intendiamoci, i download a pagamento continuano a calare, ma la curva verso il basso è rimasta costante anche in concomitanza con il lancio del servizio di musica in streaming, regredendo in base alle previsioni di mercato; segno che chi è abituato ad acquistare, continua a farlo seppur meno di frequente ma a prescindere dalla disponibilità di Apple Music.
A lungo andare la cannibalizzazione sarà inevitabile; il fatto che possa avvenire gradualmente, alla velocità con cui si muove il mercato, e non con brusche spinte verso il basso, per Apple e le etichette discografiche è un segnale confortante, soprattutto nella speranza che gli abbonati ai servizi di streaming possano proporzionalmente aumentare.