Nel 2019 alcuni utenti di MacBook Pro 2016 e MacBook Pro 2017 hanno evidenziato un problema ribatezzato flexgate, denunciando Apple. Il design compatto di questi Mac avrebbe obbligato Cupertino a usare un cavo flat flessibile molto sottile per il collegamento della scheda logica allo schermo, elemento suscettibile a usura, indebolimento e alla rottura che in alcuni casi ha progressivamente comportato problemi al display, risolvibili solo con costosi interventi di manutenzione.
Per via del difficile accesso alla zona interessata, non è possibile porre rimedio facilmente o a basso costo, tanto che un piccolo componente da 6 dollari circa viene sostituito per una spesa complessiva di quasi 600 dollari. Apple ha lanciato il programma di riparazione nel mese di maggio dello stesso anno, di fatto riconoscendo apertamente l’esistenza del problema Flexgate che poi, con la serie dei MacBook Pro 2018, pare abbia definitivamente estirpato alla radice. Ma per molti lo ha fatto troppo tardi.
Per mesi infatti, sebbene qualcuno sia riuscito a ottenere la riparazione gratuita, Apple ha fatto pagare la riparazione per molti di quei dispositivi che invece, tempo dopo, sarebbero entrati di diritto nel programma di riparazione gratuito. Nel 2020 un utente ha fatto partire la prima denuncia sostenendo che Apple ha promosso un prodotto difettoso senza aver effettuato il controllo qualità, seguendo un comportamento illegale che viola le leggi che tutelano i consumatori USA e occultando intenzionalmente il problema Flexgate del cavo in modo «Malizioso, deliberato e inteso a frodare».
Il giudice che ha seguito la questione portata in tribunale da un gruppo di consumatori, ha stabilito che Apple era probabilmente al corrente del problema dopo le verifiche di pre-rilascio. Il sito Law360 riferisce che il giudice Edward Davila ha dato ragione ai querelanti, affermando che dai test prima della distribuzione del prodotto gli ingegneri Apple avrebbero dovuto essere a conoscenza del problema e quindi, a suo dire, Apple ha venduto i notebook in questione consapevole del potenziale problema.
Il ricorrente, Mahan Taleshpour, a nome di un gruppo di consumatori, sostiene che Apple continua a negare la presenza di un difetto nei cavi del display, arrivando ad affermare che l’azienda di Cupertino avrebbe cercato di insabbiare il problema Flexgate.
Secondo Talehspour, Apple ha deliberatamente cancellato commenti e thread dai forum di supporto ufficiali, dove spesso è possibile individuare informazioni su potenziali problematiche riscontrate su alcuni prodotti. Talehspour accusa Apple di avere cancellato i commenti che evidenziavano il problema del Flexgate e sul display. Il giudice riferisce che, se fosse vero, sarebbe una ulteriore prova di Apple consapevole del problema.
Apple respinge le accuse, evidenzia che Talehspour ha comprato il suo MacBook Pro nel 2017 e lo ha usato per più di tre anni prima della citazione in giudizio e che le affermazioni dell’utente si basano su ipotesi errate e assenza di fatti concreti.
Secondo la multinazionale di Cupertino, non è vero che i test con le macchine di pre-release avrebbero evidenziato problematiche specifiche. Alexander Wheeler, avvocato che ha seguito il caso per i consumatori, riferisce che i querelanti sono “ovviamente soddisfatti” dell’attuale posizione del giudice sulla questione e della possibilità di portare avanti l’azione legale.