Molti dei dubbi sulle tecnologie più avanzate di Apple attese in iPhone 8 svaniscono consultando il brevetto che Cupertino ha depositato nel dicembre del 2013. Nel documento vengono descritte nei dettagli tecnologie, componenti e sensori per il riconoscimento del volto, soluzioni che possono essere impiegate in un dispositivo mobile e che coincidono in modo sorprendente con quanto atteso in iPhone 8.
In sintesi il brevetto, segnalato da AppleInsider, che porta la firma di Tony Fadell e di altri ingegneri del team che ha creato il primo iPhone, descrive una combinazione di sensore di immagini, sensore a infrarossi e un laser scanner, in alternativa sensore ultravioletti, ultrasuoni o altri, per creare un sistema di cattura tridimensionale del volto, per poi confrontarlo con quello conservato in memoria.
Si tratta naturalmente di un sistema di autenticazione biometrico alternativo, in grado di rilevare profondità in diversi punti del viso, per esempio intorno agli occhi, mento, naso o una combinazione di tutti, per offrire un livello di sicurezza con ogni probabilità anche più elevato delle impronte digitali con Touch ID.
Ormai da mesi tutti i principali analisti, a partire da Ming-Chi Kuo, indicano per iPhone 8 OLED un sofisticato sistema di fotocamera e sensori 3D per il lato frontale e più recentemente anche per quello posteriore. Rilevamento della profondità e della distanza utili sì per ARKit e le novità di realtà aumentata in arrivo con iOS 11, ma perfettamente in grado di riconoscere l’utente senza pericolo che il sistema venga ingannato, per esempio mostrando una fotografia 2D del volto dell’utente, come invece è possibile fare su Samsung Galaxy S8.
Nel top di gamma Samsung i sensori frontali sono quelli standard: la fotocamera tradizionale non può distinguere il viso dell’utente da una fotografia ben realizzata mostrata alla distanza corretta. Secondo Ming-Chi Kuo in iPhone 8 Apple potrebbe non integrare più il Touch ID per sostituirlo interamente con il riconoscimento del volto o persino dell’iride: l’esistenza di questo brevetto datato fine 2013 se non altro dimostra che l’ipotesi non è così azzardata come molti ritenevano inizalmente.