Una nuova analisi apparsa sul web relativa ai dati provenienti della catena di approvvigionamento di Apple mostra che l’importanza della Cina nella produzione globale dell’azienda è in calo: nei cinque anni fino al 2019, la Cina è stata la sede principale degli affari di Cupertino, dal 44 al 47% dei siti di produzione dei suoi fornitori, mentre è scesa al 41% nel 2020 e al 36% nel 2021.
I dati diffusi da Reuters mostrano come una spinta alla diversificazione da parte di Apple e dei suoi fornitori, soprattutto con investimenti in India e in Vietnam, oltre a maggiori acquisti da Taiwan, Stati Uniti e altrove, stiano rimodellando la struttura dell’offerta globale del colosso, anche se analisti e accademici dicono che rimarrà fortemente legata alla Cina per molti anni a venire.
“La catena di approvvigionamento cinese non evaporerà da un giorno all’altro”, ha detto Eli Friedman, professore associato alla Cornell University che studia lavoro in Cina.
Il disaccoppiamento non è realistico per queste aziende per il momento
Il motivo per il quale Apple vuole staccarsi per quanto possibile dalla Cina è ormai evidente. Nell’ultimo periodo i blocchi registrati ad “iPhone City” hanno fortemente limitato la produzione.
Sebbene piccolo per gli standard della Cina, l’aumento della produzione di iPhone dell’India segnala la volontà di Apple di investire nel paese come alternativa al dominio dell’assemblaggio elettronico della Cina, che ha recentemente sofferto della politica zero-COVID con conseguenti blocchi alla produzione.
Ad oggi, ricordiamo, che le scorte di iPhone 14 Pro sono davvero scarse, e già da settimane i tempi di spedizione non consentono più di acquistarne uno con ricezione entro Natale.