Un gruppo del settore pubblicitario che include tra i soci Meta (Facebook) e Google (Alphabet), accusa Apple di essere ipocrita e cinica perché impone a tutti le regole di anti tracciamento pubblicitario nelle app, tranne che a sé stessa
David Cohen, CEO di Interactive Advertising Bureau (IAB) – organizzazione che si occupa di standard impiegati nel settore per controllare e gestire gli annunci – e che tra i membri vanta Google, Meta, Adobe e altre aziende ancora, ha preso di mira il meccanismo anti-tracciamento di Apple e le sue policy sulla privacy.
Parlando nell’ambito dell’annuale riunione dei dirigenti, Cohen ha accusato Apple di “attaccare” il settore pubblicitario dall’interno, parlando dei valori vantati da Cupertino come atti di “cinismo e ipocrisia”. Cohen afferma che, “benché non manchino attacchi al nostro settore dall’esterno, alcuni attacchi partono dall’interno. In particolare, Apple è un esempio di cinismo e ipocrisia sulla quale è improntata la visione estremista”.
Cohen afferma che, benché Apple obblighi le app a chiedere agli utenti i permessi prima che queste possano tracciare gli utenti tra le varie app, lei stessa può tracciare i suoi utenti senza giustificazioni e senza dover rendere conto delle proprie azioni. Il dirigente fa riferimento all’App Tracking Transparency, peculiarità di iOS presentata ad aprile del 2021 che obbliga gli sviluppatori di app a chiedere esplicitamente il permesso prima del tracciamento. Apple, secondo Cohen, non fa lo stesso con il suo ecosistema, e lo scontro è dunque “sleale”.
Le affermazioni di Cohen sono in contrasto con quanto dichiarato in passato da Craig Federighi, Senior Vice President of Software Engineering di Apple, secondo il quale anche le app di Apple sono tenute a rispettare le regole di App Store.
La multinazionale di Cupertino sta affrontando una class action presentata da alcuni utenti secondo i quali l’azienda memorizza le attività degli utenti, senza chiedere a questi ultimi il consenso esplicito, a dispetto di assicurazioni sulla privacy. Secondo chi sta portando avanti l’azione collettiva, le rassicurazioni di Apple sulla privacy sono “completamente false” e traccia, registra, raccoglie e monetizza dati per attività di analytics, inclusa la cronologia della navigazione del browser e dettagli su altre attività.
Apple sfrutta alcuni dati per scopi di analisi per migliorare iOS; nella prima fase di impostazione del telefono viene chiesto all’utente se accetta di inviare occasionalmente informazioni relative ad analisi, diagnosi e utilizzo del dispositivo, informazioni raccolte in forma anonima. Su iOS 10.3 o versioni successive, è possibile andare in Impostazioni > Privacy, scorrere verso il basso e toccare Analisi o Analisi e miglioramenti, quindi attivare o meno “Condividi dati iPhone e Watch”.
Apple spiega che in tutti i casi nessuna delle informazioni raccolte consente di identificare personalmente l’utente. “I dati personali vengono trattati conformemente alle politiche di tutela della privacy di tipo differenziale. Tali informazioni non vengono salvate o vengono rimosse dai resoconti prima di essere inviate ad Apple”.
Non sono state poche le critiche sollevate dagli sviluppatori e dalle grandi aziende tecnologiche, Facebook in primis, che ancora oggi si oppongono alle modifiche sulle politiche sulla privacy di Apple. Secondo le statistiche, questa funzione è costata a Facebook 13 miliardi di dollari di entrate mancate soltanto per il 2022.