Apple ha fatto sapere che le funzionalità di Intelligenza Artificiale (Apple Intelligence) e alcune altre novità (incluso l’iPhone mirroring con macOS Sequoia) presentate nell’ambito della WWDC24 (conferenza sviluppatori) non saranno disponibili nei paesi dell’Unione Europea prima del prossimo anno.
Apple ha in precedenza riferito che la scelta di non offrire, almeno per ora, la sua IA nell’UE deriva da dubbi sul Digital Markets Act (DMA) e non meglio precisate questioni legate sicurezza dei dispositivi. Un portavoce della Casa di Cupertino aveva dichiarato: “Ci impegniamo a collaborare con la Commissione Europea nel tentativo di trovare una soluzione che ci consenta di fornire queste funzionalità ai nostri clienti UE senza compromettere la loro sicurezza», lasciando immaginare un possibile accordo per accontentare tutti (Commissione europea, utenti, Apple).
Margrethe Vestager, dal 2014 Commissario europeo per la concorrenza, nel corso dell’Europa Forum ha affermato che la decisione di Apple è “una dichiarazione sorprendente, aperta del fatto che sanno al 100% che quel che vogliono fare è un altro modo per bloccare la concorrenza dove hanno già una roccaforte”.
in pratica la Vestager afferma che il modo con cui Apple intende introdurre l Ai nei suoi dispositivi avrebbe tutta le possibilità di essere bloccato perché sfavorirebbe la concorrenza nel settore.
L’UE non ha ancora risposto ufficialmente alla decisione di Apple ma l’intervento di Vestager al Forum Europa lascia immaginare quale sia l’opinione dell’UE in merito.
In ogni caso, il DMA non stabilisce misure di equivalenza: Apple non è costretta a offrire le stesse funzionalità sia nell’UE, sia negli USA; la Vestager può ovviamente esprimere disappunto personale ma nulla può fare per fare cambiare strategia a Apple.
Tra la Casa di Cupertino e l’UE è in corso una battaglia su pratiche che riguardano l’App Store: secondo un pare preliminare della Commissione, le norme dell’App Store violano il regolamento sui mercati digitali, in quanto impediscono agli sviluppatori di app di indirizzare liberamente i consumatori verso canali alternativi per offerte e contenuti. a Commissione ha inoltre avviato una nuova procedura di non conformità nei confronti di Apple per il timore che i nuovi obblighi contrattuali per gli sviluppatori terzi di app e gli app store di terze parti, tra cui la nuova “Core Technology Fee” di Apple, non garantiscano l’effettiva osservanza degli obblighi sanciti dal regolamento sui mercati digitali.x