Apple è la favorita per prendere il posto di McDonald’s in Galleria Vittorio Emanuele a Milano. A dire che il sogno di Cupertino di avere un posto privilegiato nel cuore del cuore del capoluogo lombardo sembra prossimo ad avverarsi, è Repubblica, con un articolo pubblicato questa mattina nelle pagine dedicate alla cronaca della città.
Secondo quanto riferisce il giornale ad aprire le porte allo store Apple che sarebbe il più prestigioso dello scenario italiano ma anche uno dei top al mondo, è la scadenza del contratto del ristorante. Una volta liberati i locali ora occupati dalla catena fast food (la cui apparizione in un contesto dove abbondano marchi di prestigio, anche della ristorazione, e del lusso, aveva suscitato non poche polemiche in passato), il Comune sceglierà una nuova realtà commerciale le cui caratteristiche e “mission” sono già scritte in un bando. Dovrà trattarsi, dice il Comune, di un marchio d’eccellenza «nel campo dell’innovazione, della tecnologia e della comunicazione» e queste attività dovranno essere prevalenti in termini di spazio. Se state leggendo dietro a questa definizione la perfetta descrizione del ruolo che Apple svolge nel mondo dell’industria e al ritratto di uno dei suoi negozi, siete nel giusto; se pensate che l’amministrazione comunale abbia scritto il bando con un occhio di riguardo verso Cupertino, sperando di aprire le porte ad un Apple Store, siete legittimati a pensarlo anche alla luce di quanto la giunta Moratti aveva fatto intendere, ovvero la ferrea volontà di andare incontro al desiderio espresso dalla Mela di avere un luogo centrale, il più prestigioso possibile, per aprire il suo primo flagship store in Italia.
La storia del negozio di Milano centro è molto lunga. In precedenza Apple aveva pensato ad uno store in corso Vittorio Emanuele, nel contesto della ristrutturazione di galleria San Carlo; ipotesi poi respinta perchè l’area, pur di prestigio, non offriva la possibilità di creare un impatto visivo e simbolico pari a quello che Apple si attende da un negozio top. Successivamente Apple si è orientata su qualche cosa in piazza Duomo, anche se probabilmente non ha mai avuto intenzione di replicare il Cubo della Quinta Strada, ma dopo avere toccato con mano quanto tortuoso sarebbe dovuto essere un percorso di autorizzazione da parte delle competenti sopraintendenze (e le polemiche che ne sarebbero seguite) è passata ad analizzare l’ipotesi di piazza San Babila. Qui il comune poteva offrire anche la possibilità di una struttura sopra terra, mentre sotto terra lo spazio prescelto sarebbe stato quello oggi occupato da Darty. La collocazione di piazza San Babila è rimasta sospesa e possibile per settimane (ancora alcuni giorni fa abbiamo raccolto indiscrezioni in questa direzione) e forse lo è ancora oggi, ma Apple non ha mai stretto il cerchio per la perdurante possibilità di andare in Galleria, centro simbolico di Milano, una delle capitali del mondo, salotto, se ce n’è uno, della città, a poca distanza dalla Scala, in vista del Duomo, accanto a marchi di enorme prestigio.
Ora questo sogno pare vicinissimo a realizzarsi. Ma per vedere nei quasi 5000 metri quadri di McDonald’s (di cui ben 2500 dedicati a spazio di vendita) i Big Mac sostituiti con i Mac, Apple deve vincere l’ultima sfida. Gucci e Prada sono intenzionati a strappare a Cupertino il negozio. I due marchi della moda però dovranno inventarsi qualche cosa di davvero originale per superare sul filo di lana la concorrente; in particolare dovranno, in un negozio che sarà dedicato alla vendita di abiti, scarpe, portafogli, borse e ogni accessorio che possa portare i loro marchi, anche un’area importante (20%) riservata ad attività culturali e ricreative (quelle che Apple può soddisfare con la connessione Internet o il suo teatro per i seminari) e avere da qualche parte nella mission commerciale che intendono portare a termine con quel negozio un qualche aggancio ad innovazione, tecnologia e comunicazione.
Quello che sembra certo è che non sarà sull’offerta per il canone di affitto (18 anni di locazione per 2.118.000 euro per i primi 5 anni e poi 3.629.000 euro per i restanti 13) che si giocherà la contesta, visto che tutte le parti in causa, Apple inclusa, che può permettersi di pagare 80mila euro al mese per il negozio di Bologna come dimostrano alcuni documenti di cui abbiamo preso visione, non si fanno certo problemi di soldi; molto lo giocherà, al contrario, la bontà del progetto, la capacità di collocarsi nel contesto del bando e, almeno parzialmente, la visione che su quello spazio avrà la prossima giunta comunale.
La decisione finale verrà presa dopo le elezioni amministrative, dice la Repubblica, da una commissione tecnica. Solo allora sapremo se l’irresistibile attrazione tra la moda e il città meneghina avrà avuto ancora una volta la meglio o se sulle volte del negozio dell’Ottagono della Galleria la “M” dorata sarà sostituita da una Mela dorata, la prima al mondo, visto che, curiosità finale, tutte le insegne della Galleria devono appunto essere color oro.
Nella foto qui sotto di ric.hayman da Flickr il McDonald’s di Milano Galleria