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Apple ha app iOS per monitorare l’ambiente, seguendo le ricerche di un attivista cinese. Il programma è stato utilizzato, in particolare, per identificare e risolvere non meno di 196 problemi con fornitori che violavano la normativa ambientale del Paese, azioni che in alcuni casi hanno portato alla rimozione del fornitore dalla filiera dell’azienda.
Dell’app parla AppleInsider citando a sua volta Bloomberg, spiegando che si chiama Blue Map ed è frutto della creatività di Ma Jun, fondatore dell’Institute of Public & Environmental Affairs (IPE), un’Ong di cui l’ambientalista Ma Jun è fondatore e che mira ad ampliare la partecipazione civile sulle questioni ambientali.
L’istituto ha creato un archivio usato per monitorare l’inquinamento (suolo e aria) e che ha già registrato 160 mila violazioni negli ultimi 10 anni. I dati sono aggiornati da una rete di 21 organizzazioni denominata Green choice initiative. Il lavoro viene svolto attraverso l’app che permette di denunciare le violazioni con estrema facilità.
Sostenuta dal gruppo Alibaba (l’azienda cinese attiva nel campo del commercio elettronico, piattaforme di pagamento e compravendita, motori di ricerca per lo shopping e servizi per il cloud computing), l’iniziativa di Ma Jun ottiene informazioni siti web governativi che compilano letture di sensori di monitoraggio su circa 13.000 risorse idriche responsabili di inquinamento. L’app, inoltre, integra dati sulla qualità dell’aria e delle emissioni rilasciate tenendo conto di stazioni di monitoraggio in tutto il mondo, incluse 2000 di queste che si trovano in Cina.
Il progetto di Ma Jun ha permesso di identificare aziende che immettono grandi quantità di rifiuti nei vicini fiumi o barano con le relazioni sulle emissioni inquinanti manomettendo le apparecchiature di monitoraggio. Sul sito dell’IPE si afferma che il loro database ha permesso di puntare il dito contro circa 830.000 problematiche di questo tipo. Le prove estrapolate grazie all’iniziativa sono state sfruttate a posteriori per negare rating di credito che avrebbe permesso l’emissione di obbligazioni, per bloccare prestiti bancari e, nel caso di Apple, revocare lucrative attività di partenariato.
In Cina c’è un gravissimo problema di inquinamento, provocato dalla metamorfosi economica ma anche dalla scarsa attenzione verso il problema. Il Governo da qualche tempo è impegnato promuovendo politiche di controllo ma la situazione continua a rimanere critica in varie zone del Paese.
Le cose stanno per fortuna cambiando e Ma Jun spiega che ai fornitori fa più paura essere fatti fuori da un’azienda come Apple che le sanzioni governative. “A volte è difficile ottenere aiuto dalle autorità governative locali affinché verifichino o multino le fabbriche essendo queste grandi fonti dal punto di vista del gettito fiscale” spiega l’attivista; “è tutto molto più efficace quando queste aziende sentono la minaccia di essere eliminati dall’elenco dei fornitori di Apple. Gli interessi economici contano”.
Paula Pyers, senior director di Apple che si occupa della responsabilità dei fornitori, elogia il lavoro dell’IPE parlando di fattore catalizzante per ottenere maggiore trasparenza su questioni ambientali. “Proteggere l’ambiente e gestire l’impatto nella nostra catena di approvvigionamento è una delle massime priorità di Apple” ha spiegato la manager.
Oltre all’accesso a database dell’IPE, l’app Blue Map prevede moduli per micro-rapporti che consentono agli utenti di caricare foto di fonti idriche inquinate e presentare denunce alle agenzie governative. Gli utenti possono sfruttare l’app per seguire i ricorsi, valutare le performance ambientali di brand e prodotti, condividere immagini di smog e altre forme di inquinamento.
Apple è da tempo concretamente impegnata per affrontare il problema del cambiamento climatico, nello sviluppare materiali ecologici e prodotti più sicuri e nell’utilizzo di materie prime evitando gli sprechi. Dal 2013 è stata nominata Lisa Jackson come Vice President delle Environmental Initiatives. L’ufficio in questione collabora con gli altri team Apple per definire strategie specifiche, un approccio che prevede per ogni prodotto esami n fase di sviluppo, nella scelta dei materiali, nella filiera dei fornitori, nell’imballaggio, ecc.
Apple collabora attivamente con i suoi fornitori per dare una svolta positiva alla situazione ambientale in Cina e lo scorso anno ha annunciato che tutti i 14 stabilimenti di assemblaggio finale presenti nel Paese hanno ottenuto la certificazione UL “Zero Waste to Landfill”. Lo standard UL garantisce che tutti gli scarti di lavorazione vengano riutilizzati, riciclati, compostati o, se necessario, convertiti in energia. Da quando è iniziato il programma, a gennaio 2015, gli stabilimenti hanno evitato che finissero in discarica centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti. Passando dai combustibili fossili all’energia pulita, Apple ha dato un enorme contributo alla protezione dell’ambiente. Attualmente, il 100% delle strutture dell’azienda in Cina e negli Stati Uniti, e oltre il 93% nel resto del mondo, è alimentato con energia rinnovabile.