Patrick McGee è un giornalista investigativo che collabora, tra gli altri, anche con il quotidiano finanziario Financial Times, e che ha scritto un libro sulla storia di Apple in Cina.
Il volume, intitolato «Apple in China: The Capture of the World’s Greatest Company», sarà disponibile a fine maggio (ma possibile prenotarlo già ora su Amazon anche in formato Kindle ) e spiega come ha fatto l’azienda di Cupertino a diventare un colosso grazie alle supply chain (intesa come rete di opportunità che procurano materie prime e manodopera), a Foxconn e altri subappaltatori che lavorano Paese del Dragone, un insieme di fattori che hanno contribuito a far diventare Apple l’azienda di maggior valore al mondo.
Da tempo è noto che Apple vuole ridurre la sua dipendenza dal sistema produttivo cinese ma non è un compito facile per molte ragioni. La Cina, tra l’altro, è anche il mercato di riferimento più grande per la Mela (con il 19% delle entrate totali nell’anno scorso, pari a 74 miliardi di dollari), soprattutto cib iPhone (con il 24% del totale delle vendite, superiori a a queleo degli USA, che rappresentano il 21%).
Il governo cinese ha investito miliardi di dollari per lo sviluppo della manifattura tecnologica locale da cui Apple è fortemente dipendente, scelta che ha consentito alla Cina di ottenere un potere immenso, mantenendo il controllo sulla supply chain.
Nelle 350 pagine di questo volume Patrick McGee ripercorre la storia di Apple dalla fine degli anni 2000 sottolineando l’importanza della Cina per il suo successo globale, partendo dall’iPod e arrivare soprattutto all’iPhone. McGee spiega gli apporti a vario titolo di Apple allo Stato dell’Asia orientale, il suo contributo alle catene di produzione, dettagli su suoi ingegneri inviati in loco per formare operai e “iniezioni” di ingenti somme per creare infrastrutture ancora oggi fondamentali.

L’autore si è documentato intervistando oltre 200 persone, inclusi ex dirigenti e ingegneri di Apple, e riferisce che nel libro sono presenti informazioni mai rese note finora, compresi dettagli su incontri con Steve Jobs, e-mail tra i responsabili dell’azienda o promemoria diffusi internamente sui pericoli dei concorrenti locali. Nel libro non dovrebbero mancare dettagli sugli Apple Store aperti in Cina ma anche su argomenti controversi quali la cultura e le condizioni di vita dei lavoratori cinesi.