300 persone, di cui solo 50 full time. Ecco i posti lavoro che Apple offre, secondo quanto riferisce un articolo del Washington Post, nel grande datacenter di Maiden, in North Carolina. Un numero piccolissimo di dipendenti se si considera il peso specifico del sistema nell’economia di Apple e una quantità davvero ridotta, soprattutto, se raffrontata con le speranze della comunità della città americana che aveva riposto nel progetto grandi speranze a fronte di una economia in crisi, colpita dalla fuga dall’industria tessile e del mobile e delle imprese locali che hanno delocalizzato all’estero gli impianti di produzione dando un contributo al tasso di disoccupaziuone che nell’area raggiunge il 13% della popolazione attiva.
Michelle Bailey, vice presidente di Internatinal Data Corp, esperto del settore che studia il trend dei data center e offre consigli alla municipalità, spiega al giornale come sia ovvio che simili infrastrutture non offrono un ritorno immediato ma sono un modo per modernizzare il paese e installazioni strategiche per attirare investimenti da parte di nuove imprese. Todd Cherry, direttore del Center for Economic Research and Policy Analysis all’Appalachian State University è più pragmatico e afferma che i data center sono più che altro un beneficio psicologico per i politici e le popolazioni: questi accordi danno l’impressione che c’è qualcuno che desidera investire e stabilirsi lì. All’annuncio del progetto le autorità locali si erano sbilanciate ad affermare che il nuovo data center avrebbe potuto rendere possibile la creazione indiretta di 3000 nuovi posti di lavoro per i prossimi dieci anni.
Sono due finora le persone che hanno avuto grandi vantaggi economici dall’arrivo di Apple: Donnie e Kathy Fulbrigh, una coppia di anziani residenti ex proprietari del terreno dove è stato costruito il data center: a ottobre dello scorso anno hanno accettato di lasciare casa e 4000 m2 di terreno al termine di varie trattative riuscendo a ottenere una compensazione di 1.7 milioni di dollari: non male per un terreno di meno di un acro acquistato per 6.000 dollari meno di 35 anni fa. Con pazienza e intelligenza, la coppia ha rifiutato due volte le offerte di Apple, finché quest’ultima non ha gettato la spugna e ha accettato di acquistare il lotto necessario al data center.
Come altri big del settore (Google e Facebook), Apple ha scelto la Corolina del Nord per i tanti benefici offerti a chi decide di investire in queste zone: 50% di sconto sul costo dei terreni e riduzione delle imposte (un risparmio di 46 milioni di dollari in dieci anni).
Apple continua ad ogni modo a investire nella zona: di particolare interesse, ad esempio, i piani per la distesa di pannelli solari. Un sistema ecologico di alimentazione, spinto da energia rinnovabile di dimensioni considerevoli, sorgerà accanto alla sala dati da dove viene gestito iCloud.
[A cura di Mauro Notarianni]