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Apple e IBM è una alleanza “Different” e funzionerà: Jean-Louis Gassée

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Le alleanze tra colossi non funzionano: ne è convinto Jean-Louis Gassée che in un recente articolo veste la toga dell’avvocato del diavolo e ripercorre tutti i grandi accordi tra le più importanti multinazionali ICT che storicamente non hanno funzionato. Dunque questa è la stessa fine che potrebbe avere la nuova alleanza siglata tra Apple e IBM ma l’ex dirigente Apple, da sempre attento osservatore e commentatore della Silicon Valley, spiega anche che questa volta potrebbe essere diverso, una collaborazione “different” in grado di portare consistenti vantaggi sia per Cupertino che per Armonk.

Gassée inizia riepilogando la situazione dei due colossi: Apple è sulla breccia del successo, in crescita e con risultati che fanno impallidire l’ex colosso dei mainframe. Per ogni dipendente Apple guadagna 2,11 milioni di dollari mentre IBM 211.900 dollari, i ricavi netti per dipendente sono di 36.110 dollari per IBM e di ben 456.800 dollari per Apple. IBM è un gigante in fase calante, con spirito e mentalità completamente diversi da Cupertino, reduce da una serie di licenziamenti che hanno abbassato il morale e ora, ombra dell’antico successo, è una società più piccola della Mela: il giro d’affari nell’ultimo trimestre è stato di 24,4 miliardi di dollari per IBM e quasi il doppio, 37,4 miliardi di dollari per Apple.

Vengono poi ripercorse tutte le grandi alleanze del settore ICT che storicamente non hanno funzionato: quella tra Apple, IBM e Motorola per la creazione dei PowerPC, quella tra Apple e IBM per creare un sistema operativo moderno, Apple e DEC per integrare AppleTalk con VAX e DECnet e anche alleanze di società che ora non esistono più tra cui 3DO e Zenith, fino ad arrivare ad anni più recenti con il fallimento di MeeGo tra Intel e Nokia. Quindi la conclusione per chiari motivi: “Le alleanze generalmente non funzionano perché non c’è nessuno veramente in carica, nessuno ha il potere di comminare ricompense e punizioni, per dire no, di cambiare rotta. Spesso, i partner in un’alleanza sono visti come un gruppo di perdenti aggrappati gli uni agli altri con la speranza che c’è sicurezza nei numeri. E’ una caricatura rozza, ma purtroppo, non imprecisa”.

Infine però Gassée spiega perché questa volta tra Apple e IBM le cose funzioneranno. Big Blue svilupperà app, software e piattaforme con integrazione completa con iPhone e iPad e non più solamente soluzioni compatibili. I detrattori dell’accordo sottolineano che già il 98% delle società Fortune 500 impiegano dispositivi iOS, così l’accordo Apple e IBM non può creare ricavi addizionali. Secondo l’ex dirigente Apple questo è vero inizialmente ma, grazie alla collaborazione, l’adozione potrà diventare più profonda ed estesa, operazione che richiederà tempo e che mostrerà risultati nel lungo periodo, meno nel breve.

Ci sarà anche un importante effetto immediato: nelle grandi società ci sarà la benedizione dall’alto per usare dispositivi Apple, così come in passato questo permesso tacito valeva per IBM, DEC, Microsoft e Sun. Aggiungiamo noi: questo forse per la prima volta nella storia dell’informatica moderna, in altre parole un cambio epocale del settore.

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