A gennaio di quest’anno Apple era stata citata in giudizio per via di un bug che – potenzialmente – poteva permettere a chiunque di avviare una videochiamata FaceTime di gruppo e ascoltare l’audio dal dispositivo del ricevente.
Individuato il bug, la Casa di Cupertino aveva inizialmente disabilitato lato-server le chiamate di gruppo in FaceTime, impedendo a chiunque di poter sfruttare la vulnerabilità ma a Houston (Texas) era stata subito avviata una causa da Larry Williams II, un legale secondo il quale il “glitch” di FaceTime avrebbe permesso a sconosciuti di ascoltare una chiamata in corso con un suo cliente. Il legale affermava che qualcuno avrebbe origliato la sua conversazione nel corso di una deposizione giurata. Williams chiedeva un non meglio precisato risarcimento dei danni per “inadempienza, responsabilità per danno da prodotto, mistificazioni e violazioni di garanzia”.
Il Tribunale non ha trovato riscontro alle argomentazioni di Williams secondo il quale la vulnerabilità di FaceTime era “senza dubbio pericolosa”; la Corte ha ritenuto inoltre insufficienti le prove che avrebbero dovuto dimostrare che Apple era a conoscenza del problema.
“La richiesta di Williams non dimostra fatti in merito a una possibile progettazione per scopi alternativi”, si legge nel giudizio. “La richiesta riporta argomenti speciosi (privi di fondatezza, ndr), senza indicare fatti in grado di dimostrare la consapevolezza del problema da parte di Apple o elementi che avrebbe potuto ragionevolmente consentire di prevedere che una terza parte poteva in qualche modo ascoltare le conversazioni nelle chiamate FaceTime di gruppo di Williams senza il suo permesso”.
“Le argomentazioni di Williams svaniscono anche perché non ha esposto fatti che potrebbero mostrare presunte negligenze di progettazione o nella produzione del software che in prossimità di iOS 12.1 avrebbero causato danni”. Il bug di FaceTime è stato risolto con l’aggiornamento a iOS 12.1.4.