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Apple ha rimosso un’app di podcast dall’App Store cinese

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Apple ha rimosso dall’App Store cinese “Pocket Casts”, un’app per ascoltare i podcast. Secondo gli sviluppatori la rimozione è frutto di una specifica richiesta arrivata a Cupertino da organismi di vigilanza del governo cinese.

In un tweet degli sviluppatori dell’app, si legge: “Pocket Casts è stata rimossa da Apple dall’App Store cinese su richiesta della Cyberspace Administration of China”. In un diverso tweet gli sviluppatori riferiscono che all’inizio di questa settimana Apple ha inoltrato loro un messaggio della Cyberspace Administration of China (CAC). Dettagli della comunicazione non sono stati indicati ma in passato la CAC ha ammonito gli sviluppatori di app in merito a contenuti in-app che violano leggi locali e nazionali sul diritto informatico.

Il sito Appleinsider fa notare che Pocket Casts sta connotando la vicenda della rimozione dell’app come censura, un ritornello sovente ripetuto da altre aziende che hanno avuto problemi simili in Cina. “Riteniamo che il podcasting è e deve rimanere un mezzo di comunicazione aperto, libero da censure governative”, riferiscono gli sviluppatori dell’app; “in quanto tale non censureremo su richiesta i contenuti dei podcast”.

Non è chiaro perché, nonostante siano disponibili decine di app per ascoltare i podcast, solo Pocket Casts sia stata rimossa. L’ossequiosa relazione di Apple con la CAC è stata spesso oggetto di critiche da parte dei difensori della libertà di parola e organizzazioni per i diritti umani che puntano il dito contro l’azienda di Cupertino che si presenta come convinta sostenitrice delle cause dei diritti umani, ma che non manca di assecondare le richieste del governo cinese.

Apple ha rimosso un’app di podcast dall’App Store cinese

Nel 2015 Apple ha rimosso dall’App Store cinese l’app ufficiale del New York Times dopo che le autorità avevano riferito di violazioni di non meglio precisate leggi locali. Alcuni mesi dopo sono state rimosse varie app per la gestione di virtual private network (VPN), rimosse perché considerate illegali nel Paese del Dragone. Mosse di questo tipo, come è facile immaginare, sono necessarie per continuare a operare nel paese, seguendo quanto imposto dalle leggi locali. L’eliminazione delle VPN, ad esempio, si è resa necessaria per applicare le disposizioni del Ministero dell’industria e tecnologia dell’informazione che da tempo obbliga gli sviluppatori di VPN ad avere una specifica autorizzazione da parte del governo.

Lo scorso anno Apple aveva rimosso l’app Quartz, rispondendo all’irritazione delle autorità cinesi per la copertura di notizie del sito sulle proteste a Hong Kong che da mesi stanno scuotendo la città.

Altra app rimossa lo scorso anno da Apple in Cina è stata HKmap.live, un’app usata dai manifestanti di Hong Kong per tenere traccia delle manifestazioni di protesta e delle attività di polizia nella regione amministrativa speciale della Cina, affermando che la diffusione di tali informazioni era illegale. Il CEO di Apple, Tim Cook, aveva scritto ai dipendenti per spiegare che l’app era stata rimossa perché sfruttata per eludere le forze dell’ordine, tracciare i movimenti dei poliziotti, “prendendo di mira singoli agenti con violenze e perseguitare specifici individui e proprietà dove non c’è la polizia”.

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