Facebook continua a farsi notare per una serie infinita di questioni interne e pratiche sgradevoli piuttosto imbarazzanti. Il Wall Street Journal sta pubblicando a puntate una inchiesta dalla quale emerge una serie di verità poco gradevoli su dinamiche e decisioni interne all’azienda, inclusa l’evidente volontà di spingere gli utenti a condividere post offensivi e aggressivi solo perché questi contenuti aumentano il traffico e il tempo passato dagli utenti sui social.
In un documento del WSJ si evidenzia il lassismo della piattaforma per quanto riguarda la moderazione di contenuti relativi al traffico di esseri umani e alla schiavitù moderna, ccon la piattaforma spesso usata nei paesi in via di sviluppo anche per il traffico di esseri umani.
Apple ha voluto per questo aspetto fare il suo dovere, costringendo l’azienda di Mark Zuckerberg a prendere sul serio il problema.
Su Facebook e Instagram si trovavano (e in alcuni casi si trovano ancora adesso) annunci di agenzie che si offrono di fornire a datori di lavoro senza scrupoli personale che possa lavorare senza contratto di lavoro o alcuna forma di protezione sociale, con tanto di confisca del passaporto.
Apple ha dovuto minacciare il social network di ritirare le sue applicazioni dall’App Store affinché si impegnasse a reprimere questa pratica. In un documento interno che fa riferimento a questo episodio, un ricercatore di Facebook conferma che la società era a conoscenza del problema dei moderni schiavi sfruttati, prima che la BBC e Apple se ne accorgessero. La storia risale al 2019 e le app di Facebook non sono state rimosse dall’App Store, e si suppone dunque che la minaccia di Apple abbia dato i suoi frutti…
Una serie di persone ha potuto pubblicare tutto ciò che volevano senza conseguenze, nonostante la consapevolezza di Facebook, interessata solo e soltanto al traffico al fine di generare più introiti pubblicitari.
Il social ha rimosso alcune pagine senza ad ogni modo offrire una risposta adeguata ai problemi sollevati. il Wall Street Journal evidenzia che limozione dei post o delle pagine non risolve il problema. “La priorità” per il social di Zuckerberg è “mantenere gli utenti, aiutare i partner e, qualche volta, placare i governi autoritari, di cui Facebook ha talvolta bisogno per operare nei loro paesi”.
Il Wall Street Journal afferma che Facebook nel 2018 stava calando per quanto riguardava interazioni e traffico e che solo contenuti come «disinformazione, tossicità e violenza» erano immuni al calo, e da qui la scelta di aumentare la rilevanza di questi contenuti, un approccio che ha avuto (e sta avendo) non pochi effetti collaterali su politica e notizie in generale.