Apple ha recentemente assunto Ian Goodfellow, noto esperto in intelligenza artificiale che in precedenza lavorava per Google. Goodfellow andrà ad arricchire il team della Mela che si occupa di intelligenza artificiale (IA) e apprendimento automatico (machine learning), un passaggio che secondo alcuni osservatori è indispensabile per dare al gruppo un maggior appeal, oltre che maggior esperienza.
Goodfellow stesso ha indicato il suo nuovo lavoro sul suo profilo LinkedIn, evidenziando da marzo di quest’anno di essere passato da Google a Apple. Il suo nuovo ruolo è quello di direttore responsabile machine learning all’interno dello Special Projects Group della Mela.
Oltre allo sviluppo di tecnologie che usano l’IA per funzionalità quali Face ID e Siri, Apple – lo ricordiamo – da tempo lavora su tecnologie per la guida autonoma. A febbraio di quest’anno sono circolate indiscrezioni secondo le quali Apple avrebbe licenziato 190 dipendenti che a Santa Clara e Sunnyvale lavoravano nella divisione che si occupa di guida autonoma.
Goodfellow è noto per essere il padre di quelle che in gergo si chiamano generative adversarial networks (GAN), in italiano “reti antagoniste generative”, una classe di algoritmi di intelligenza artificiale usati nell’apprendimento automatico non supervisionato, che implementa due sistemi di reti neurali che si “sfidano” l’una con l’altra, permettendo di ottenere risultati insoliti e creativi da audio, video e testi.
I sistemi GAN sono stati usati anche per generare volti falsi talmente perfetti da sembrare veri e opere d’arte che riproducono perfettamente i tratti tipici di artisti famosi.
Goodfellow ha ottenuto il Ph.D. (dottorato) nel 2014 presso l’Università di Montréal e da allora ha lavorato per OpenAI (un’organizzazione non profit di ricerca sull’intelligenza artificiale) e Google. Sue ricerche sono ampiamente citate nella letteratura accademica. Per “Big G”, Goodfellow si è occupato di GAN e sicurezza, incluso le citate reti antagoniste.
Secondo un articolo pubblicato successivamente al diffondersi della notizia, Goodfellow che rivaleggia come fama con John Giannandrea, anch’egli reclutato da Apple per dare spessore al team di machine learning e ora a capo del gruppo di Siri, è parte di una precisa strategia, quella di creare non sono un team di grandi esperti, ma anche capace di attirare altri talenti. Attualmente Apple non è allo stesso livello in questo settore per una serie di scelte errate e per una politica aziendale che l’ha condotta, come dice Cariolina Milanesi di Creative Strategies «a considerare Siri una funzione invece che una piattaforma».
Il risultato è che la concorrenza, Google e Amazon in particolare, sono più avanti negli assistenti vocali». Ma Siri sarebbe solo un aspetto degli sforzi nel campo dell’intelligenza artificiale; in A12 c’è una componente neurale e anche Face ID lavora su processi di machine learning. Da quel che sta accadendo, sempre come dice Carolina Milanesi: «non c’è alcun dubbio che Apple sta ripensando Siri o accelerando gli investimenti che in passato ha fatto su di essa»