C’è anche Apple tra le società che hanno aderito all’Open Compute Project di Facebook. L’ha confermato Frank Frankovsky, chairman e presidente del progetto nel corso di una conferenza dedicata all’argomento. Si tratta di un’architettura per server destinata a definire il futuro dei mega data center nei prossimi anni. Frankovsky conferma che la Mela è stata coinvolta nel progetto tempo addietro: “Molte persone conoscono Apple per i suoi prodotti consumer ma ha anche eccellenti ingegneri che si occupano di infrastrutture, basta guardare a ciò che hanno costruito online”. Il progetto di Facebook mira a rivoluzionare l’industria dell’hardware seguendo un po’ l’esempio di Linux nel campo dei sistemi operativi e coinvolgendo i più grandi nomi al mondo nel settore cloud/internet. All’idea di hardware progettato come “free” e open source hanno anche aderito Microsoft, IBM, HP, Cisco, Intel e altre ancora. La Casa di Redmond, nonostante lo scetticismo iniziale di alcuni componenti, ha partecipato attivamente con sue numerose proprietà intellettuali e ha ovviamente vasto interesse nel settore, in virtù del suo sempre maggiore spostamento sul cloud (due nomi su tutti: Office 365 e Azure); anche Apple ha necessità simili a quelle di Microsoft, basta pensare a servizi quali: iTunes, Siri, iCloud e a un competitor di Office quale iWork per iCloud.
Le aziende con data center di grandi dimensioni possono ridurre sensibilmente i costi grazie alla disaggregazione o alla separazione delle risorse di elaborazione e storage all’interno dei rack. La disaggregazione di questi ultimi si riferisce alla separazione in moduli distinti delle risorse attualmente in esso disponibili, tra cui sistemi di elaborazione, storage, networking e distribuzione dell’alimentazione. Solitamente a ogni server all’interno di un rack è associato un gruppo specifico di risorse. Se disaggregate, le diverse tipologie di risorse possono essere raggruppate e distribuite nell’intero rack, con notevoli vantaggi in termini di possibilità di aggiornamento, flessibilità e affidabilità, riducendone al contempo i costi.
Separando uno dall’altro i componenti critici, ciascuna risorsa del computer può essere aggiornata secondo la propria scadenza, senza la necessità di abbinarla ad altre. In questo modo ognuna di esse può avere un ciclo di vita di durata superiore e i responsabili IT possono sostituirne solo una specifica invece dell’intero sistema. Questa maggiore facilità di manutenzione e flessibilità favorisce una riduzione dei costi per gli investimenti nell’infrastruttura, oltre a livelli più elevati di resilienza. È inoltre possibile migliorare l’efficienza termica grazie a una collocazione ottimale dei componenti all’interno del rack.