E’ progettato in California, ma viene principalmente assemblato in Cina, utilizzando componenti prevalentemente fornite dalla vasta rete di fornitori di Taiwan. E’ questo l’iter che porta la maggior parte dei prodotti Apple sul mercato, ed è così che funziona anche per iPhone. La situazione, però, potrebbe anche essere destinata a cambiare, almeno stando al rapporto diffuso da DigiTimes.
Citando fonti industriali non meglio precisate, il report sostiene che Ibiden, industria attiva nell’ambito dei circuiti stampati, ha da poco rafforzato la propria capacità di produzione per indurre Apple ad aumentare la richiesta presso le fabbriche giapponesi. Ibiden ha apparentemente una maggiore capacità di produzione nel suo impianto in Malesia, ed è proprio nella regione asiatica che Apple trova maggior supporto per i circuiti stampati di iPhone, dove concorrono anche Unimicron Technology con base a Taiwan, Unitech Printed Circuit Board e Compeq Manufacturing. Da notare, comunque, che tutte le schede logiche sono poi ultimate con un piccolo aiuto da parte dell’austriaca AT&S e della statunitense TTM.
In ogni caso, il sempre crescente desiderio di Apple di ridurre ulteriormente la propria dipendenza da un particolare fornitore potrebbe indurre la società di Cupertino ad incrementare i propri ordini anche in Giappone. Il Sol Levante, comunque, non è nuova a relazioni commerciali con Apple. Dei mesi scorsi è un accordo con la joint venture Japan Display (nata da un patto tra Sony, Toshiba e Hitachi che hanno unito le forze per provare a contrastare i produttori di pannelli LCD coreani a cinesi) per finaniare un impianto da 1,4 miliardi dollari nei pressi della città giapponese di Ishikawa; dallo stabilimento usciranno schermi per smartphone. Da ultimo, ma non per importanza, la Mela sta attualmente costruendo un centro di 15.000 mq a Yokohama, in Giappone, con funzioni di ricerca sviluppo. Sarà la più grande struttura del genere in tutta l’Asia.