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Apple vs FBI, tutto potrebbe ricominciare per lo sblocco iPhone di un altro terrorista

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Siamo a un passo dal secondo atto nella diatriba Apple vs FBI. L’ente investigativo potrebbe pretendere da Apple lo sblocco iPhone appartenuto a un altro terrorista. Si tratta dell’iPhone di Dahir Adan, lo studente di origine somala  ucciso da un agente in Minnesota a settembre di quest’anno dopo aver accoltellato in un mall 9 persone inneggiando Allah, azione rivendicata dal cosiddetto Stato Islamico.

Al momento non è ancora chiaro quale sia il modello esatto di iPhone e la versione del sistema operativo, ma gli investigatori si trovano nella stessa situazione nella quale si trovavano con l’iPhone 5c dell’attentatore di San Bernardino che lo scorso 2 dicembre, insieme alla moglie Tashfeen Malik, attaccò un centro disabili in California uccidendo 14 persone e ferendone altre 23.

Apple vs FBI 1 milione di dollari

L’agente speciale Rich Thorton che si sta occupando del nuovo caso ha spiegato che il dispositivo è protetto con un codice di blocco. Le versioni più recenti di iOS integrano un meccanismo che impedisce di tentare di decifrare i codici provando e riprovando, applicando ritardi sempre più lunghi dopo l’inserimento di un codice errato in “Blocco schermo”. Inoltre, se in Impostazioni > Touch ID e codice l’opzione “Inizializza dati” è attivata, il dispositivo verrà cancellato automaticamente dopo 10 tentativi errati consecutivi di inserimento del codice. Non è chiaro se Apple sia sta già chiamata a collaborare ma in altri casi, nei limiti del possibile, Cupertino ha sempre offerto assistenza alle forze dell’ordine.

Apple ha più volte spiegato che sui dispositivi sui quali è presente iOS 8 o versioni successive, i dati personali sono protetti dal codice di accesso e non è in grado di rispondere ad alcun mandato di estrazione dei dati perché i file sono protetti da una chiave crittografica legata al codice di accesso dell’utente, che Apple non possiede.

L’unica cosa che Cupertino potrebbe fornire sono dati conservati sui server iCloud. “Se la legge ci obbliga a divulgare dati personali nell’ambito di un’indagine” è stato spiegato in altre occasioni, “quando possibile provvediamo a fornire solo le informazioni strettamente necessarie. Nell’anno solare 2015, la Mela ha ricevuto 1.986 richieste di accesso agli account da parte delle autorità statunitensi, e ha fornito alcuni dati nell’82% dei casi. Secondo Cupertino solo lo 0,00612% dei suoi clienti è stato oggetto di richieste di informazioni da parte delle autorità.

Con il vecchio iPhone 5c l’FBI è riuscita a bypassare le protezioni di Apple ma i dispositivi più recenti integrano funzionalità di protezione molto più evolute e molto più complicate da superare senza la collaborazione del produttore.

Per lo sblocco iPhone 5c del caso San Bernardino (rivelatosi, alla fine, inutile per le indagini) l’FBI avrebbe speso circa un milione di dollari. Un ricercatore ha recentemente dimostrato che l’ente investigativo poteva spendere poche centinaia di dollari sfruttando un un meccanismo che consente di clonare/congelare il firmware e di conseguenza l’attivazione del blocco che scatta dopo troppi tentativi. Un documento del ricercatore dimostra come bypassare il meccanismo di sicurezza dell’iPhone 5c, dispositivo che – come abbiamo gi detto – non integra i meccanismi di sicurezza integrati negli iPhone più recenti quali il 5s, il 6, il 6s o i nuovi iPhone 7. Il sistema proposto consiste nel dissaldare il chip NAND Flash per accedere fisicamente al memoria e al SoC applicando processi di ingegneria inversa sul protocollo proprietario del bus.

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