Nella completa relazione annuale con risultati degli audit condotti lo scorso anno per tutelare i lavoratori, migliorare le condizioni nelle fabbriche, ridurre l’impatto ambientale, Apple elenca i suoi 200 fornitori principali: il 97% del totale di tutti quelli usati, indicando nomi e indirizzi. Tre i nomi di stabilimenti italiani presenti nella lista: ST Microelectronics di Agrate Brianza, ST Microelectronics di Catania e la KEMET (azienda USA di componenti passivi) con la sua sede di Bologna.
Apple da anni ormai pubblica i resoconti degli audit condotti nella filiera. “Crediamo sia importante condividere apertamente i dati rilevati, positivi o negativi che siano” si legge nella sezione del sito Apple dedicata al report. “Stiamo risolvendo problemi e affrontando argomenti che riguardano l’intero settore, come gli orari di lavoro eccessivi e l’impiego di manodopera minorile. Per quanto ci risulta, stiamo analizzando la nostra filiera più a fondo di quanto qualsiasi azienda abbia mai fatto, e nessun’altra azienda del settore ha mai fornito report così dettagliati”.
Ricordiamo che, su richiesta di Cupertino, Apple nel 2012 è stata ammessa, prima tra le aziende tecnologiche, alla Fair Labor Association (FLA). La FLA ha condotto il più imponente audit indipendente della sua storia, coinvolgendo circa 178.000 lavoratori di Foxconn, il più importante fra i fornitori impegnati nell’assemblaggio finale. I dati e i progress report concernenti questa indagine indipendente sono stati pubblicati sul sito della FLA.
Apple ha esteso i programmi di formazione a un numero ancora maggiore di lavoratori e dirigenti presso i fornitori. Nel 2013, complessivamente 1,5 milioni tra operai e manager hanno seguito i corsi di formazione incentrati sulle leggi locali, sui diritti dei lavoratori, sulle norme in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro, e sul Codice di condotta per i fornitori Apple. Dal 2007 sono stati oltre 3,8 milioni i lavoratori coinvolti nel programma di formazione.
Apple ha destinato altri fondi al programma Supplier Employee Education and Development, che dà ai dipendenti dei fornitori la possibilità di seguire corsi gratuiti di economia, informatica e altre materie, portando gli stabilimenti da nove a 18. I lavoratori che hanno partecipato al programma nel 2013 sono stati più di 280.000.
Per quanto riguarda il problema delle ore lavorative in eccesso, diffuso in tutto il settore, Apple afferma di aver raggiunto una conformità media del 95% al tetto di 60 ore settimanali. “Oggi monitoriamo settimanalmente oltre un milione di lavoratori, e ogni mese pubblichiamo i risultati sul nostro sito web”. Per tutelare i diritti di chi lascia il proprio Paese per lavorare nelle fabbriche dei fornitori, nel 2013 Apple ha imposto ai fornitori di rimborsare 3,9 milioni di dollari USA per commissioni eccessivamente alte pagate dai lavoratori alle agenzie.
Apple collabora con l’Institute of Public and Environmental Affairs (IPE) allo svolgimento di audit specifici, collabora con Verité, un’organizzazione non governativa (ONG) nata per garantire condizioni lavorative eque, con l’obiettivo di sviluppare nuove strategie per la comunicazione fra i lavoratori e le aziende. Apple partecipa inoltre all’Electronic Industry Citizenship Coalition (EICC) e alla Global e-Sustainability Initiative (GeSI) per promuovere l’uso di minerali conflict-free. Ricordiamo che sulla certificazione ottenuta da Apple sulla provenienza dei metalli da zone prive di guerre e conflitti abbiamo riferito qui.