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Apple e Samsung, storia di un divorzio difficile

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Tra Apple e Samsung è un divorzio difficile. Tutti i dettagli di quel che appare una separazione necessaria, almeno dal punto di vista di Cupertino e il suo più importante partner per quanto riguarda le forniture di componenti, sono in un interessante articolo del Wall Street Journal che per la prima volta esplora le modalità con cui tra le due aziende si è giunti ad una collaborazione tanto stretta e le problematiche, alcune delle quali davvero complesse, che in California si stanno affrontando per abbandonarla.

Il matrimonio tra Apple e Samsung è stato, come facile immaginare, un fatto di convenienza cominciato ad inizio anni 2000 quando Jobs cercava un’alternativa ai dischi basati su piatti magnetici e decise di passare alle memorie Flash. Queste componenti erano costose ed Apple firmò un accordo di esclusiva con Samsung, unico produttore al mondo ad essere in grado di fornirne nelle quantità necessarie.

Quella partnership si espanse successivamente, quando Apple abbandonò PortalPlayer che dava ad Apple i processori per gli iPod. Samsung riuscì ad ottenere una parte delle forniture, che divennero esclusive quando nel 2007 Apple lanciò l’iPhone. I manager di Cupertino, dice il Wall Street Journal, fin da allora erano ben a conoscenza delle ambizioni di Samsung nel campo della telefonia e del mobile, e non riuscivano a digerire la necessità di condividere informazioni preziose con un possibile e pericoloso concorrente, ma non esistevano alternative all’accordo. In ogni caso già dal 2008, Apple ha cercato di rendere meno vincolante il rapporto con una strategia ben precisa, aiutare i concorrenti di Samsung a costruire le componenti che le servivano o motivarli economicamente.

apple e samsung

È il caso del patto con Toshiba per la fornitura di memorie NAND di cui Samsung era di fatto l’esclusivo fornitore per iPod e iPhone. Nel 2008 Apple staccò un assegno prepagato da 500 milioni per forniture di memorie flash. Nel 2010, dopo avere finanziato Sharp e Toshiba per avere da esse schermi di alta qualità, rescisse il contratto per gli schermi di iPhone, un passaggio cruciale visto che il display è probabilmente la componente più rivelatrice dell’aspetto e del progresso tecnologico di un telefono. Chiedere ad un concorrente di fornire questa componente, significa rivelargli molte cose di quel che si sta progettando, dice Hiroshi Hayase un analista di DisplaySearch. Ma è stato a questo punto che il tentativo di “abbandono del tetto coniugale” di Apple si è arenato.

Cupertino nel 2011 aveva provato a dire addio a Samsung anche per gli schermi di iPad, spingendo Sharp sulla strada che aveva intrapreso per la fornitura di schermi retina di iPhone, ma quando nel 2012 uscì la terza generazione, si è rivelato che questo passo era impraticabile. Sharp non è riuscita a rispettare i termini ed Apple è stata costretta ad usare ancora Samsung. Ad aggiungere la beffa al danno, i coreani hanno acquistato il 3% della tribolata azienda giapponese diventandone uno dei soci più importanti, ed ora Apple si trova la strada sbarrata perché le sarà impossibile esercitare la stessa pressione che ha esercitato in passato e anche ottenere componenti a prezzo scontato.

È stato molto difficile anche abbandonare Samsung nel mondo dei processori perché, come spiegato nel nostro altro articolo, Apple acquista grandi volumi di queste componenti e nel mondo pochi, se non nessuno, a parte TSMC è in grado di soddisfare le sue richieste. Apple pretedeva dall’azienda taiwanese condizioni simili a quelle che aveva applicato nei patti con Toshiba e Sharp, acquistando, di fatto, una linea di produzione propria negli stabilimenti dove vengono costruiti i processori, ma TSMC ha declinato. Di qui lunghe e complesse trattative con da una parte del tavolo TSMC che sapeva di avere il coltello dalla parte del manico visto che Apple voleva disperatamente lasciare Samsung senza avere alternative a TSMC e dall’altra la Mela che era bisognosa di lasciarsi alle spalle i coreani, ma voleva un controllo maggiore di quel che TSMC era disposta a concedere.

Da parte sua Samsung non ha certo fretta, invece, di veder partire Apple. Nonostante i difficilissimi rapporti, Cupertino è uno dei suoi maggiori clienti, probabilmente il maggiore quando si tratta di schermi e processori. Samsung ha un fatturato di circa 60 miliardi di dollari in componentistica e 10 milioni sono frutto di acquisti di Apple. I processori da soli valgono poco meno del 10% del fatturato (5 miliardi di dollari nel 2012), dice Mark Newman un analista di Sanford Bernstein. Non sarà quindi facile per Samsung sostituire il flusso di denaro che arriva da Cupertino quando Apple avrà trovato il modo di separare la sua strada da quella del concorrente.

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