Con l’entrata in vigore delle norme previste nel Digital Markets Act (DMA) – la legge della Commissione europea sui mercati digitali che dovrebbe “garantire mercati digitali equi e aperti” – aziende come Amazon, Apple, Google, Meta, Microsoft e Samsung sono considerate piattaforme che svolgono funzioni di controllo all’accesso (“gatekeeper”) nel settore digitale.
Piattaforme di aziende come quelle citate, hanno – secondo la Commissione – un impatto significativo sul mercato interno, rappresentano un punto di accesso importante affinché gli utenti commerciali raggiungano i propri utenti finali e detengono, o prevedibilmente acquisiranno, una posizione consolidata e duratura. «Ciò può conferire loro il potere di agire da attori privati che fissano regole», spiega la Commissione «e di fungere da “strozzature” tra imprese e utenti finali».
Il regolamento sui mercati digitali mira a impedire ai gatekeeper di imporre condizioni sleali alle imprese e agli utenti finali e a garantire che importanti servizi digitali siano aperti.
Microsoft e Apple spingono affinché Bing e iMessage non siano considerati servizi da includere nella lista dei gatekeeper. Lo riferisce il Financial Times spiegando che tutte e due le aziende separatamente sostengono che i loro servizi non sono così grandi o sufficientemente potenti da giustificare la necessità delle restrizioni previste dal Digital Markets Act.
La Commissione europea pubblicherà il 6 settembre una lista delle aziende considerate gatekeeper, che hanno una forte posizione di intermediazione, e con l’obbligo di non realizzare pratiche anticoncorrenziali rispetto ai rivali più piccoli, esempio astenendosi dall’installare programmi predefiniti insieme al sistema operativo, fornendo dati di prestazione pubblicitaria e informazioni sulle tariffe delle inserzioni pubblicitarie, consentendo agli sviluppatori di utilizzare sistemi di pagamento alternativi in-app o consentendo agli utenti finali di scaricare app da negozi di applicazioni software alternativi.
Quando l’UE avrà stabilito l’elenco dei gatekeeper, questi ultimi avranno sei mesi di tempo per conformarsi a quanto previsto dal regolamento sui mercati digitali.
La Commissione spiega che le aziende possono essere designate come gatekeeper per almeno uno dei cosiddetti “servizi di piattaforma di base” elencati nel regolamento sui mercati digitali (quali motori di ricerca online, servizi di social network, negozi di applicazioni software, determinati servizi di messaggistica, assistenti virtuali, browser web, sistemi operativi e servizi di intermediazione online). La stessa impresa può essere designata come gatekeeper per più servizi di piattaforma di base.
Il Financial Times spiega che è improbabile che Microsoft discuterà il suo rientrare tra i gatekeeper con Windows ma potrebbe evidenziare il piccolo mercato di riferimento che ha il motore di ricerca Bing rispetto a Google; per quanto riguarda Apple, oggetto del contendere è iMessage: il servizio di messaggistica istantanea gratuito non annovera più di 45 milioni di utenti finali attivi su base mensile nell’UE, e pertanto secondo Cupertino non dovrebbe rientrare nei criteri cumulativi che fanno rientrare un’impresa nell’ambito di applicazione del regolamento sui mercati digitali.
A luglio di quest’anno anche ByteDance (casa madre di TikTok), ha contestato la sua presenza nell’elenco di aziende prese in esame dall’Unione Europea, riferendo di non essere “radicata” uno dei parametri stabiliti nella definizione di gatekeeper.