Durante la developer conference Connect di Meta Mark Zuckerberg ha mollato la bomba, mostrando il “suo” Vision Pro, cioè Orion, la fettina più avanzata del progetto Nazare. Una mossa coraggiosa e forse un po’ disperata, ma Meta rispecchia appieno il suo fondatore: è velocissima nei cambi di velocità e direzione. È nata web ma è saltata tutta quanta ne mobile, è partita Facebook ma ora spinge di più con Whatsapp e Instagram. È nata social ma ora vuole diventare meta, di nome e di fatto. Non è l’unica: anche Apple prova a cambiare traiettoria, nonostante la sua estrema pesantezza data dalla grande massa e grande accelerazione impressa da Tim Cook.
Ecco cosa sta succedendo nel mondo in continua evoluzione della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR). Apple e Meta sono in prima linea, percorrendo strade diverse ma sempre più convergenti verso quella che considerano la tecnologia del futuro. Da un lato c’è l’ambizioso progetto Nazare di Meta (molto più di quel che si è visto con Orion) e dall’altro c’è il Vision Pro di Apple (che sembra più un kit per sviluppatori in commercio che non un prodotto finito).
I due giganti tecnologici stanno spingendo i limiti dell’innovazione, gareggiando per creare il dispositivo definitivo, una sorta di “Santo Graal” tecnologico, in grado di ridefinire il nostro modo di interagire con il mondo digitale. Vediamo come l’approccio di Apple si contrappone alla visione di Meta e in che modo entrambe le aziende si stanno avvicinando alla stessa meta.
La visione di Meta: oltre lo smartphone
Una cosa è certa. Mark Zuckerberg vede gli occhiali per la realtà aumentata come il prossimo grande passo nel nostro rapporto con la tecnologia, qualcosa che potrebbe avere lo stesso impatto dell’introduzione dello smartphone. Lo smartphone è arrivato a un certo punto e, secondo Zuckerberg, a un altro certo punto se ne andrà. O cambierà ruolo, non più il predatore più grande che domina la vallata della tecnologia. Anche perché quello di Facebook (come pure quello di Amazon) ha fatto flop causa inesperienza e vantaggio altrui. Una nuova tecnologia rimette tutti allo stesso livello.
Meta quindi sta investendo miliardi nel suo progetto Nazare, con l’obiettivo di presentare un paio di occhiali AR in grado di offrire un’esperienza totalmente indipendente dallo smartphone in pochi anni. Tuttavia, la strada è lunga e piena di ostacoli: attualmente, i prototipi sono ancora lontani dall’essere prodotti pronti per il mercato di massa.
Un passo alla volta per superare gli ostacoli
Gli occhiali AR, secondo Meta, potrebbero trasformare il modo in cui comunichiamo, lavoriamo e ci intratteniamo. Ma Zuckerberg e il suo team sanno bene (causa i numerosi insuccessi) che la strada è irta di sfide: il primo prototipo di Nazare conosciuto, Orion, è ancora in fase di sviluppo e richiede un dispositivo esterno per funzionare correttamente.
Meta punta a offrire un campo visivo ampio e una grafica 3D immersiva, ma deve ancora affrontare problemi di durata della batteria, leggerezza e design minimamente gradevole per non dire addirittura accattivante. Ray-Ban è l’alleato giusto da questo punto di vista: Apple ha un centro design enorme anche se è stato devastato dall’uscita di molti degli uomini di Jony Ive. Meta ha deciso di esternalizzare all’azienda italiana (e pensa che il nostro Paese potrebbe diventare grazie a Ray-Ban quello che la Corea del Sud è diventata grazie a Samsung).
La visione di Apple: L’esperienza prima di tutto
Dal canto suo, Apple ha un approccio diverso. Tim Cook ha sempre sottolineato che il futuro è nella realtà aumentata e non nella realtà virtuale. Lo ha sempre detto, in maniera quasi ossessiva. Per Apple, l’obiettivo è creare occhiali AR eleganti, leggeri e utilizzabili in ogni situazione, integrando le informazioni digitali nella vita reale senza dover isolare l’utente dal mondo circostante.
Il Vision Pro, presentato da Apple all’inizio del 2023, è la prima manifestazione di questa filosofia, pur essendo ancora un dispositivo VR. La sfida, però, resta quella di miniaturizzare tutta la tecnologia necessaria in un paio di occhiali di uso quotidiano.
Meta e Apple: due strade che si avvicinano
Che paradosso. Sebbene Apple e Meta abbiano avuto approcci inizialmente divergenti – Meta concentrandosi sulla realtà virtuale e Apple sulla realtà aumentata – i recenti sviluppi mostrano un avvicinamento.
Meta, con il progetto Nazare, sta lavorando a occhiali AR simili a quelli immaginati da Apple, mentre Apple, con Vision Pro, ha dovuto accettare di usare hardware VR per fornire un’esperienza AR. Entrambe le aziende, però, stanno puntando a un obiettivo comune: creare occhiali AR leggeri e indossabili tutto il giorno, destinati a sostituire lo smartphone.
Davvero Meta rallenta?
Non sembrerebbe proprio perché ha appena tirato fuori la sua sorpresa dal cappello, ma forse la mossa di Mark Zuckerberg aveva anche un po’ di disperazione. Meta ha recentemente ridimensionato le sue ambizioni sul fronte VR. Dopo aver speso miliardi nel progetto Nazare, la produzione è stata posticipata a causa degli alti costi di produzione e delle sfide tecniche.
La prima versione dei suoi occhiali AR, gli Orion appena presentati, non sarà infatti disponibile per il grande pubblico, essendo troppo costosa e complessa da realizzare. Meta ha quindi scelto di concentrarsi su versioni più leggere e sul suo vero asso nella manica, un accessorio con una potenzialità enorme, il “neural wristband” per il controllo degli occhiali.
Il Neural Wristband è tanta roba
Un aspetto futuristico dei progetti di Meta è il controllo tramite un braccialetto neurale. Utilizzando l’elettromiografia, il dispositivo interpreta i segnali elettrici nei muscoli del braccio, permettendo all’utente di interagire con gli occhiali semplicemente con gesti e movimenti delle dita. Questa tecnologia, secondo Meta, potrebbe essere il prossimo grande salto nel modo in cui interagiamo con i dispositivi digitali.
Zuckerberg lo aveva anche già detto criticando il Vision Pro di Apple: è sbagliato fare tutto con le telecamere, serve qualcosa di più potente e affidabile. Apple ha limitazioni di design da questo punto di vista e non vuole “fare casino” con troppi oggetti. La cosa pazzesca però è che è Apple quella che avrebbe avuto una piattaforma perfetta sulla quale integrare il braccialetto neurale: l’Apple Watch. Magari una versione Ultra Neural dedicata, ma ci poteva arrivare meglio e con più agio.
Apple e la tecnologia sempre a misura di persona
Apple, invece, punta tutto sulla cosiddetta “spatial computing” per i suoi prodotti. Vision Pro offre un’esperienza VR che imita la realtà aumentata grazie alla tecnologia “pass-through”, permettendo all’utente di vedere l’ambiente circostante attraverso un feed video. Apple spera, però, di sviluppare occhiali AR che possano essere indossati quotidianamente, integrando perfettamente la tecnologia nella vita di tutti i giorni senza sembrare un dispositivo ingombrante.
In pratica, vuole arrivare alla soluzione di Meta con un paio di occhiali ultraleggeri che possono fare tutto senza bisogno di altri accessori. Meta è un po’ più vicina ma va anche detto che i suoi Orion sono solo un prototipo che costa un patrimonio e fa poche cose rispetto al Vision Pro. Il quale sarà ancora ben lontano dall’essere un prodotto finito, tuttavia è più che adeguato per l’uso quotidiano.
Design ed esperienza d’uso dei due apparecchi
Se però Orion fosse una cosa vera, messa in commercio a un prezzo paragonabile a quello di Apple, si scoprirebbero un po’ di cose interessanti. Perché si potrebbero testare i due approcci in parallelo. Vediamo allora cosa cambia.
Mentre Apple punta su un design elegante e raffinato, Meta si è concentrata sul tentativo di offrire il più ampio campo visivo possibile e un’esperienza AR completa. Gli occhiali Orion di Meta hanno un campo visivo di 70 gradi, più ampio rispetto ad altri prodotti AR sul mercato, ma presentano ancora limitazioni in termini di dimensioni, peso e durata della batteria.
Eccoci all’inversione dei ruoli
Curiosamente, nonostante Apple abbia da sempre puntato sull’AR e Meta sul VR, le due aziende sembrano essersi scambiate i loro ruoli. Meta ha lanciato i Ray-Ban Meta, occhiali dall’aspetto tradizionale ma dotati di funzionalità AR, mentre Apple ha lanciato Vision Pro, un dispositivo VR ingombrante che offre un’esperienza di realtà aumentata.
Entrambe, però, come abbiamo visto stanno lavorando per rendere più accessibili i loro prodotti e ridurre i costi e la complessità. Meta ha tagliato in parte i fondi, mentre Apple probabilmente si è concentrata di più sui Vision perché ha tagliato invece il progetto dell’automobile. Entrambe stanno cominciando a convergere verso il vero grande bersaglio: azzeccare la cosa che viene dopo lo smartphone e che sarà piena di intelligenza artificiale per essere utile e poter funzionare.
Il futuro è in condivisione
Sia Apple che Meta stanno affrontando sfide enormi nella loro corsa per la supremazia nella realtà aumentata. La miniaturizzazione dei componenti, la riduzione dei costi e la creazione di una vera esperienza AR sono obiettivi ancora lontani. Sono cose che non ci possiamo ancora neanche immaginare, perché le potremo vedere solo a posteriori, quando le decisioni tecniche saranno state già prese e gli apparecchi creati con la loro componentistica in funzione. Sarebbe come far guardare a un cliente degli anni Ottanta un iPad Pro: lo prenderebbe per un oggetto alieno.
Questo rende difficile prevedere gli scatti tecnologici che ci dovranno necessariamente ancora essere. Tuttavia, nonostante le differenze di approccio, entrambe le aziende sembrano convergere verso un futuro in cui gli occhiali AR diventeranno il dispositivo di riferimento per le nostre interazioni digitali, sostituendo infine lo smartphone. O questo almeno sperano loro.
Apple e Meta non stanno scoprendo un apparecchio che già esiste, ma stanno cercando di dare forma a una tecnologia, a un mercato e a un modello d’uso. La fortuna enorme, quello che probabilmente permetterà a questa sfida di essere vinta, è che arriva assieme a una esplosione di intelligenza artificiale. Fossimo stati con questi hardware ma le tecnologie di interfaccia pre-AI degli anni Duemila saremmo ancora tutti fermi al palo.
Invece, Apple e Meta stanno ridefinendo il panorama della tecnologia AR e VR. La sfida ora è quella di offrire dispositivi che non solo siano tecnicamente avanzati, ma che possano davvero integrarsi nella nostra vita quotidiana. La domanda non è più chi vincerà questa battaglia, ma quando queste tecnologie diventeranno parte integrante della nostra realtà. E a cosa ci serviranno.