Apple e Google sono le due società che maggiormente contribuiscono allo sviluppo del WebKit, l’engine open source alla base di Safari, Chrome e altri browsear. Come avevamo evidenziato qualche tempo addietro, Google da qualche tempo contribuisce maggiormente rispetto alla casa di Cupertino ma è interessante notare il contributo che sta arrivando anche da altre parti. Il sito TechCrunch riporta uno studio di Bitergia, società che ha analizza progetti free e open source, dal quale emerge come siano sempre più attivi i contributi di nuove società. Uno dei più grandi contributor al progettò è stato fino allo scorso anno Nokia ma ora l’azienda finlandese ha diminuito drasticamente il suo apporto, ma la cosa non stupisce poiché l’azienda si limita ora a proporre hardware con il sistema operativo di Microsoft. Inversamente proporzionale a Nokia il contributo di BlackBerry, cresciuto in concomitanza con l’arrivo dei dispositivi BlackBerry 10 e il browser dedicato (basato su WebKit), software al quale è stata data molta enfasi negli annunci riguardanti l’ultimo sistema operativo.
Sviluppato come framework a partire da OS X 10.2.7, il progetto, lo ricordiamo, nacque come un fork open source combinando componenti del sistema grafico KDE e tecnologie Apple. Il primo progetto reale in grado di sfruttare l’engine richiese tempo e solo nel 2003 (nel corso del MacWorld Expo di San Francisco) Apple annunciò la prima beta di Safari.
Il progetto, già all’epoca maturo e stabile, nel 2005 (in coincidenza con il WWDC di quell’anno) divenne totalmente open source, offrendo l’accesso al CVS e al tool Bugzilla. Tra i tanti partner importanti che hanno in seguito supportato e creduto nel WebKit, ricordiamo Nokia, Adobe, RIM e Google. Il WebKit è oggi è il motore per browser più usato al mondo e vanta oltre il 40% delle quote di utilizzo.
[A cura di Mauro Notarianni]