Da due anni Apple vanta in Safari l’Intelligent Tracking Prevention, un meccanismo che, sfruttando varie tecniche, impedisce a terze parti di individuare l’origine del traffico degli annunci pubblicitari; lo scorso anno il meccanismo in questione è stato aggiornato e rafforzato e gli inserzionisti non hanno modo di “targetizzare” gli utenti che usano Safari, perché nel browser di Apple sono previste varie contromisure per impedire che strumenti di monitoraggio o web tracking siano sfruttati.
Il sito The Information ha parlato con addetti del settore pubblicitario, e questi riferiscono che le misure adottate da Apple sono efficaci, al punto che c’è stato un calo del 60% nei costi degli annunci che hanno come target gli utenti che usano Safari; nello stesso periodo, i prezzi per gli annunci destinati a Google Chrome, sarebbero aumentati.
Di fatto, spiegano gli addetti ai lavori, questo non significa che gli annunci diretti agli utenti Safari siano meno pregiati ma, il contrario. Riuscire a ottenere dettagli sugli utenti che usano Safari è uno dei desideri maggiori degli inserzionisti, perché gli utenti Apple sono più fedeli – in particolare i possessori di iPhone – tipicamente spendono di più rispetto agli utenti di altre piattaforme e sono di conseguenza più interessanti dal punto di vista degli advertiser.
Senza “insight” che consentono di ricavare pattern dalla cronologia di browsing, gli utenti di Safari sono diventati un obiettivo a basso rendimento per i fornitori di annunci e questi sono costretti a cambiare tattiche o puntare su altre piattaforme.
Secondo Nativo, azienda che si occupa della vendita di software, circa il 9% degli utenti iPhone che usano Safari consente alle entità web di tracciare le loro abitudini di browsing; il numero sale al 13% nel caso degli utenti Mac; gli utenti Chrome che invece accettano l’ad tracking sui dispositivi mobile, sono circa il 79%.
Gli inserzionisti che vogliono targetizzare gli utenti Safari dovrebbero ripensare le loro strategie. Jason Kint, CEO di Digital Content Next, riferisce che una possibile alternativa per targetizzare gli annunci, potrebbe essere quella di mostrare pubblicità in base agli articoli che si stanno leggendo.
L’Intelligent Tracking Prevention (ITP) di Apple sfrutta il machine learning per identificare il comportamento di tracciamento di alcuni annunci pubblicitari, impedendo ai siti di creare cookie o archiviare dati senza il consenso esplicito dell’utente. Le aziende pubblicitarie sono restie a sfruttare nuovi metodi di targetizzazione. Dopo l’ITP, Criteo – azienda che controlla il 15% del mercato annunci su browser – ha riferito di avere perso 25 milioni di dollari di entrare solo nel quarto trimestre del 2017. All’inizio del 2018, l’azienda aveva riferito di prevedere un taglio di un quinto nei ricavi annuali, in gran parte per colpa dell’Intelligent Tracking Prevention.