Varie aziende del mondo IT, inclusa Apple, hanno siglato autorizzazioni in Indonesia che offrono alle autorità locali poteri “flessibili” ed “elastici” di censurare i contenuti sulle piattaforme online.
Il termine limite per la firma era stato fissato dal governo indonesiano al 20 luglio 2022; varie e importanti aziende del mondo IT (207 quelle straniere) hanno firmato l’adesione alle nuove norme, alcune poche ore prima della data ultima.
Il Financial Times spiega che l’adesione al nuovo regolamento significa che le autorità possono chiedere la rimozione dei contenuti, se questi disturbano la “collettività” o “l’ordine pubblico” e possono altresì chiedere accesso ai dati delle aziende.
Non è chiaro a quali dati il governo può chiedere di accedere, e la definizione di che cosa costituisce “ordine pubblico” o “disordini sociali” è volutamente vaga; l’Alliance of Independent Journalists dello Stato del sud-est asiatico riferisce che i criteri in questione sono “flessibili” ed “elastici”.
Apple ha probabilmente firmato qualche accordo che riguarda iCloud e ad avere firmato poco prima della scadenza si segnalano anche Twitter e Meta (Facebook, WhatsApp e Instagram).
I servizi cloud di Microsoft sono tra quelli vincolati al rispetto delle nuove norme. Un portavoce di TikTok ha riferito al Financial Times che la firma è stata necessaria perché “l’azienda rispetta sempre le normative vigenti” nei vari mercati nei quali opera, sottolineando ad ogni modo di ritenere che “il governo indonesiano rispetterà la libertà di espressione”. Un portavoce di Twitter ha riferito che l’azienda rimane impegnata nell’incoraggiare una “internet aperta”, e di non vedere l’ora di lavorare con il governo indonesiano.
Se non avessero firmato, le varie piattaforme avrebbero rischiato prima un ammonimento, poi una sanzione e persino la messa al bando in tutta la nazione.
Non è la prima volta che Apple si trova a dover affrontare potenziali questioni di censura: prima delle elezioni dello scorso anno in Russia, Google e la Mela furono costrette a eliminare dall’App Store l’app di Smart Voting dell’opposizione russa (app tornata poi ad aprile di quest’anno).