Una giuria federale del Texas ha stabilito che Apple deve 308,5 milioni di dollari a una entità denominata Personalized Media Communications (PMC) per aver violato un brevetto legato al Digital Rights Management (DRM), nome che fa riferimento ai sistemi mediante i quali i titolari di diritto d’autore (e dei diritti connessi) possono tutelare, esercitare ed amministrare tali diritti nell’ambiente digitale.
Facendo seguito alla deliberazione, una giuria della città di Marshal (Texas) – tra le preferite dai querelanti per la maggiorparte dei casi che hanno a che fare con i brevetti perché tipicamente tende a dare ragione ad entità varie – ha stabilito che la tecnologia di Apple, inclusa la tecnologia FairPlay – specifica per digital rights management e creata a Cupertino – viola un brevetto di una entità non praticante denominata Personalized Media Communications..
A riferirlo è Bloomberg, spiegando che la tecnologia FairPlay è sfruttata per la distribuzione di contenuti cifrati su iTunes, l’App Store e Apple Music.
Personalized Media aveva citato in giudizio Apple nel 2015 ma sono serviti anni prima dell’avvio del procedimento. Apple era riuscita a contestare il brevetto con un appello presso il Patent Trial and Appeal Board statunitense, commissione che aveva invalidato determinati reclami su presunte proprietà intellettuali; tale decisione è stata successivamente annullata da un tribunale d’appello nel 2020, portando il caso in tribunale.
Un esperto nominato da Personalized Media avrebbe calcolato l’ammontare delle royalty dovuto da Apple pari a 240 milioni di dollari ma i giurati hanno deciso di applicare un tasso di royalty diverso, arrivando a 308,5 milioni di dollari. Il pagamento di royalties tiene tipicamente conto delle unità vendute o delle attivazioni legate ad un servizio.
Apple ha dichiarato di essere delusa dalla sentenza e che intende ricorrere in appello. Per gli stessi motivi, PMC ha contenziosi in corso con altre aziende del mondo IT, incluse Netflix, Google e Amazon.