Il murales dipinto sulle recenzioni esterne dell’Apple Store di Portland è stato donato a Don’t Shoot Portland, un’organizzazione no profit per i diritti umani. «I pannelli al di fuori dell’Apple Pioneer Place in quanto riflette la risposta di tutte quelle persone che sono state testimoni delle rivolte di quest’estate e della chiamata all’azione contro le violenze delle istituzioni e del nazionalismo bianco» ha spiegato la società. «Il 21 gennaio l’America ha assistito all’inaugurazione della prima donna nera (in riferimento alla nomina di Kamala Harris come vice presidente degli Stati Uniti, ndr) dopo un anno tumultuoso pieno di supremazia bianca, violenza razziale e una pandemia globale. Mentre continuiamo a navigare attraverso questi tempi che cambiano, è con onore che accettiamo la responsabilità di preservare il murales».
Apple, lo ricordiamo, aveva montato i pannelli in legno in risposta ai disordini che si erano generati tra i manifestanti e le forze dell’ordine durante le proteste del movimento Black Lives Matter con l’obiettivo di proteggere le vetrine danneggiate a fine maggio. Tutto quello spazio vuoto è stato visto dall’artista Emma Berger come un’occasione unica per raccontare il momento che si stava vivendo nella città con un murales che ritrae in primo piano George Floyd, l’afroamericano ucciso il 25 maggio dello scorso anno da un agente di polizia durante un controllo a Minneapolis. Altri, nel frattempo, seguendo il suo esempio hanno contribuito all’opera con altri disegni e messaggi relativi al movimento Black Lives Matter.
«Dal 2014 abbiamo lavorato per creare un vero e proprio cambiamento sociale attraverso l’arte, l’educazione e la partecipazione civica» prosegue l’organizzazione «Ci sentiamo molto vicini a coloro che sono stati assassinati qui nella città di Portland: Deonte Keller, Kendra James, Jason Washington, Terrell Johnson, Patrick Kimmons, Quanice Hayes, Aaron Campbell e tanti, troppi altri nomi». Fino ad oggi, come avevamo scritto a fine anno, Apple si è presa cura dell’opera proprio con l’intento di donarlo. Come dicevamo da questo momento se ne occuperà Don’t Shot Portland, anche se non è chiara la sua destinazione: per il momento l’organizzazione ha soltanto pubblicato i propri recapiti chiedendo a chi ha contribuito alla realizzazione del murales di contattarla.