“Distruggerò Android perché è un prodotto rubato, sono disposto a una guerra termonucleare”: la frase di Steve Jobs citata nella sua biografia che è diventata un successo universale non lasciava dubbi sul mandato che il fondatore di Apple lasciava ai suoi eredi in azienda: l’annientamento del progetto che riprendeva gran parte delle geniali trovate che Cupertino aveva assemblato in 5 anni per creare il successo di iPhone.
La sentenza del processo contro Samsung potrebbe essere stata influenzata dal luogo in cui è si è svolto il dibattimento con giurati che hanno deciso sull’onda di uno spirito nazionalista ma quel ci sembra rilevante nella sentenza non è la parte che riguarda il comportamento diretto di plagio di Samsung a cui basterà cambiare qualche icona, assumere qualche ingegnere e qualche responsabile marketing più originale e creativo o semplicemente imparare da HTC che ha trovato vie più originali e personali (ma magari meno attraenti perchè non figlie dirette di iPhone OS) per definire l’approccio dell’utente all’home screen e alla prima interfaccia con lo smartphone. Non sarà un problema neppure la considerevole multa: essendo uno dei più conglomerati multinazionali con bilanci in attivo ed uno dei più grandi fornitori di Apple l’azienda coreana potrà pensare pure ad un gigantesco “cambio merce” o più seriamente ad accordi di fornitura per il futuro.
Quel che conta di più per Apple in questa sentenza, a parere di chi scrive, è l’appoggio concreto della corte all’idea che una buona parte dell’interfaccia, o meglio dell’interazione diretta tra utente e smartphone che abbiamo scoperto con Apple è brevettata e come tale non riproducibile in un telefono della concorrenza senza il permesso o una licenza Apple.
Già perchè forse molti di noi si sono dimenticati di come si interagiva con lo schermo “touch” di un telefono o di un palmare prima dell’arrivo di iPhone: ora che tutti i telefoni, anche quelli Android, funzionano allo stesso modo con foto che scorrono, dita a pinza che provocano ingrandimenti e riduzioni, doppi tap che permettono di ingrandire una parte predeterminata di una pagina o di tornare allo zoom iniziale ci stiamo dimenticando che questi gesti sono diventati “naturali” solo dopo che abbiamo conosciuto ed usato il telefono di Cupertino. [qui a fianco l’immagine con cui il brevetto del Pinch to Zoom è stato registrato nel dicembre 2006].
Quanti di noi in passato, dopo avere usato iPhone anche solo per un mese, sono tornati ad un Nokia touch con Simbyan, ad uno dei primi modelli Android con i tasti + e – per zoomare e hanno provato una sensazione di frustrazione perchè la risposta dello schermo che ci era diventata famigliare era di fatto limitata, lenta o del tutto assente?
Samsung nei suoi commenti alla sentenza e pure durante il processo ha affermato che non poteva essere condannata perchè altre aziende prima di lei avevano copiato e riprodotto queste parti di interfaccia: nonostante questo è arrivata la condanna che in questo caso perde anche la possibile motivazione di un gesto di orgoglio nazionalista della giuria ma attiene al fatto che alcuni dei brevetti di Apple su iPhone, perlomeno negli Stati Uniti, non possono essere violati inpunemente da altre aziende o multinazionali.
Anche se in altri paesi la pronuncia delle giurie è stata o sarà più clemente o opposta a questo risultato il precedente diventa un campanello d’allarme per Google e tutti i prodotti basati su Android che con il tempo hanno sempre di più copiato (o se vogliamo essere più formali, riprodotto), magari anche affinandolo, il “look and feel” di iPhone e iOS arrivando agli ottimi risultati di Jelly Bean che ha già visto rimuovere nel Luglio scorso alcune funzioni che riproducevano tecnologie Apple.
La versione 4.1.1 del sistema operativo di Google ha però ancora come parte fondamentale dell’interfaccia i brevetti che sono stati contestati come copiati a Samsung e se la guerra termonucleare continua dopo il risultato dell’appello dei coreani il prossimo obiettivo sarà direttamente l’azienda di Mountain View o almeno i produttori che si servono della suo sistema operativo.
Lo scontro tra le due mega aziende basate in california arriverà ad una escalation con quello che potrebbe diventare davvero il processo del secolo con un confronto diretto in un tribunale USA?
Apple sta cercando sempre di più di svincolarsi dai servizi di Google così come l’azienda di Brin e Page sta cercando di entrare nei mercati premianti della storia più recente di Cupertino e così nella prossima versione di iOS non avremo più nella fornitura standard le Mappe di Google e l’applicazione YouTube mentre il Nexus da 7″ diventa l’arma di punta per portare Android a competere con il dominante iPad.
Il processo che è appena terminato è un capitolo importante, una battaglia significativa di questa che si preannuncia come una lunga guerra in cui gli eredi di Jobs sembrano avere la stessa determinazione e caparbietà del loro mentore.