Un mistero si aggira per le strade di Cupertino: Apple compra Beats. Un rumors insistente che ritorna, ma che forse potrebbe anche essere uno strano pesce d’aprile che non vuole morire. Oppure dietro c’è altro? Vediamo la cronaca di quel che è successo.
La notizia, non è arrivata sui canali di rumors ma sui siti dei più grandi giornali americani che con essa hanno dato informazioni importanti su una azienda quotata in Borsa (sono previste normative molto stringenti che vanno nel penale per chi diffonde notizie atte a turbare il mercato modificando le aspettative dei consumatori e quindi il prezzo delle azioni). Molto elevato il dettaglio della voce, tanto da riferire il prezzo per l’ipotetica operazione: 3,2 miliardi di dollari. Un costo molto tangibile. visto il volume d’affari di Beats e anche per il tipo di azienda. Beats non ha tecnologie rivoluzionarie, ma ha una piccola (e consistente) fetta del mercato delle cuffie audio “avanzate” oltre a una minima parte del mercato dello streaming musicale. Qui però cominciano le stranezze, riportate con ragionamenti logici da analisti e critici. Cosa acquista Apple con una mossa del genere?
Il marchio Beats non è in linea con quello di Apple quindi non c’è guadagno da questo punto di vista. Neanche la tecnologia delle cuffie. Il mercato delle streaming di Beats è di circa 200mila clienti, poca roba, mentre le licenze con le case discografiche non dovrebbero essere trasferibili in caso di acquisto dell’azienda da parte di una società terza. Quindi, anche qui, non si capisce la logica.
Le cose si fanno ancora più complicate se si va a guardare più in profondità la notizia. È vero che viene ripresa da New York Times, Wall Street Journal, dall’agenzia Bloomberg e dall’europeo Financial Times. Ed è vero che queste testate agiscono spesso da megafono delle indiscrezioni che partono dall’interno di Cupertino. In ogni caso, verificano tramite le loro fonti che quel che viene detto sia quantomeno possibile. Poi, magari la notizia non viene propriamente creata da Tim Cook (o da Steve Jobs prima di lui) volontariamente, piuttosto “appare” per qualche leaks non necessariamente benevolo. Chi può dirlo… Fatto sta che se lo dicono i quattro in coro e non parlano di cover del prossimo iPhone ma di una acquisizione che incide per 3,2 miliardi di dollari sul bilancio, un fondamento deve pur esserci da qualche parte.
E qui inizia la parte più strana della storia. Perché saltano fuori notizie che forse si erano perse (non le avevamo registrate qui su Macity) e che risalgono a circa un mese e una settimana fa: il primo di aprile per la precisione. Una newsletter del settore musicale (la più popolare di tutte: The Lefsetz Letter) che faceva una lunga considerazione sull’acquisizione da parte di Apple di Beats aggiungendo valutazioni sulla mancanza di senso economico dell’operazione perché legata a un altro bisogno. Secondo la newsletter Steve Jobs a non voler perseguire lo streaming aveva sbagliato e adesso Tim Cook per la prima volta uscirebbe dall’ombra del suo defunto mentore per creare una nuova Apple, divergente, differente, persino contraddittoria rispetto a quella di Jobs. A quel punto molti pensarono ad un pesce d’aprile e probabilmente questo era. È possibile che quello che sembrava tanto assurdo da essere trasformato in un pesce d’aprile porti ora Apple a spendere una parte della sua cassa di liquidità?
Lasciamo a tutti la possibilità di valutare sulla base dellle proprie considerazioni il senso di questa notizia-che-forse-non-lo-era, e attendiamo di capire da Cupertino o da altri se effettivamente è vero. In ogni caso, una azienda quotata non può fare una acquisizione da 3,2 miliardi senza dichiararlo alla SEC, quindi presto sapremo se è vero, oppure – se non sapremo niente – vorrà dire che forse non era una notizia. Era solo un pesce d’aprile a orologeria…